CHE STRAZIO TIKI-TAKA E POSSESSO, BISOGNA OBBLIGARLI A TIRARE (COME NEL BASKET)

Proposta decente: introdurre nel calcio la regola dei 30 secondi, poi ridotti a 24, della pallacanestro: poi bisogna tirare, obbligatorio.

Non ne posso più di un tiki taka indisponente, eterno, un tempo chiamato melina, e spiegherò anche l’etimo, poi divenuto un modo di giocare, anzi di non giocare.

Innanzitutto un riepilogo della regola suddetta, introdotta della Federazione internazionale della pallacanestro nel 1956, in occasione degli Europei che si stavano svolgendo a Mosca. Nella partita contro Israele, la nazionale jugoslava non andò oltre il pari nei primi due tempi e, una volta incominciato il primo supplementare, la Jugoslavia conquistò il pallone e lo mantenne fino all’ultimo secondo, con passaggi continui per poi andare al tiro, sbagliandolo. Stessa tattica nel secondo e nel terzo, per poi riuscire all’ultimo secondo del quarto supplementare ad andare a canestro. La commedia ebbe una replica tra Urss e Ungheria, con i magiari che accettarono la melina sovietica con svantaggio minimo, qualificazione garantita e partita farlocca. La Fiba decise così di intervenire, se una squadra avesse tenuto il pallone per oltre trenta secondi il gioco sarebbe stato fermato da un segnale acustico collegato al cronometro degli arbitri e il possesso della palla sarebbe passato alla squadra avversaria. Oggi i secondi sono ridotti a 24, ma lo spirito della regola è lo stesso, rendere vivace il gioco.

Nel calcio tutto ciò è impossibile, anzi il possesso palla è diventata una religione sacra, oggetto di contenzioso ideologico, così si assiste a partite noiose, con cento passaggi e un tiro in porta, spacciate come sapienza tattica invece che codardia agonistica.

Questa è la nostra serie A, ma basta superare la dogana per scoprire che la regola dei 24 secondi è attuata naturalmente, senza cronometro, dal resto del football europeo, dove il tiro a rete è la condizione principale senza la quale non c’è gioco.

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