CHE DOMANDE

di TONY DAMASCELLI – Nulla è più come prima. Incominciando dal telefono. Inutile domandare: ”Dove sei?”. Dove vuoi che sia? A casa, no? Lo ha deciso il Premier, mia moglie e il resto della comitiva hanno accettato. Eravamo abituati a smazzare con l’alibi consueto, “sono in giro”, “c’è un traffico che non puoi immaginare”, “sono in ufficio”, “scusa, devo correre, altrimenti perdo l’aereo”.

Fine della puntata e del film. Siamo al domicilio coatto e da lì non ci si muove, se non previa autocertificazione 1-2-3-4 e a seguire.

E quell’altra scusa da repertorio: ”Ti devo lasciare, ho qui gente”?. Robaccia del passato prossimo, già remoto. Per non dire di: ”Hanno suonato alla porta, devono essere gli amici per cena. Ti richiamo io”.

E’ finito tutto, non possiamo più nasconderci, anche amanti e affini non possono più ingannare il rispettivo partner, il domicilio è quello, il numero civico anche, ci possono essere alcune variazioni per chi è al lavoro, per chi si è trasferito nottetempo nella seconda o terza o enne casa, ma è margine, lo zero virgola, il resto, la folla, accampata nelle rispettive dimore, sa di non poter più ricorrere al dizionario telefonico antico.

Bocciati gli interrogativi “Che cosa fai stasera?”, “Ci vediamo più tardi?”, “Che fate nel week end?”, “Dove andate in ferie?”. Anche i portieri di calcio sono costretti a urlare: ”Non esco”.

La videochiamata aiuta a riconoscere volti ed espressioni smarrite ma anche in questo caso il panorama attorno è quello non proprio fantasioso, sala da pranzo, tinello, libreria immancabile, cucina tipo sogno da masterchef, il bagno no, meglio evitare.

I metri quadri sono la nostra nuova dimensione, tornerà il giorno del liberi tutti e allora la prima risposta telefonica sarà questa: ”Indovina dove sono?”. Per il momento, qualunque fuga è vietata, qualunque bluff è sospeso. Il telefono, la tua croce.

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