CERTO, MINISTRO DELLA CULTURA

Se la Santanchè non è nemmeno sfiorata dall’idea di dimettersi, certo non si può pensare lo faccia Giuli per uno sfondone qualsiasi. Però certi momenti restano: nella nostra storia repubblicana ci siamo ritrovati un ministro convinto che il Brennero sia traforato da un tunnel (Toninelli da standing ovation), abbiamo contemplato parlamentari vari che alle domande delle Iene carogne hanno riscritto sui due piedi la storia, la geografia, persino la lingua d’Italia, abbiamo subìto una ministra dell’Istruzione con laurea falsa (Fedeli, governo Gentiloni, standing ovation per tutti e due), ma adesso abbiamo anche un ministro della Cultura – e sottolineo Cultura – che parla amabilmente della provincia di Spoleto. Non al bar, in preda ai fumi: in Parlamento, discorso ufficiale davanti al popolo.

Non è penale, obietterebbro subito i garantisti. Non è neanche un peccato mortale. Se sei un carrozziere, se sei un contadino, se sei una badante. Già è qualcosa se fai il giornalista. Ma se sei ministro, se sei addirittura ministro della Cultura, è qualcosa di molto deprimente. Sempre per la serie dove l’hanno trovata questa classe dirigente, in un discount sulla tangenziale?

In fondo, Giuli è ministro della Cultura perchè dopo la sua gioventù balilla si è dedicato alacremente a fondare una nuova lingua, il Giulivese, una sintassi e un lessico talmente astrusi, nei suoi scritti e nei suoi parlati, che non lo capiscono neanche i congiunti.

Nel bel mezzo di questa quotidiana esibizione erudita, di cui il piacione si compiace molto, ecco la provincia di Spoleto. Davanti ai rossori e ai sorrisi di compassione, il tentativo di uscirne da poeta: “La provincia di Spoleto esiste nel mio cuore” (toppa peggiore del buco, voto non più di 2).

Ma noi, noi che li abbiamo messi lì al potere, come dobbiamo prenderla? Abbiamo un ministro della Cultura che non supererebbe un esame di geografia alla scuola secondaria di primo grado (le vecchie medie, poi la cultura di Stato ha partorito il nuovo nome, ora sappiamo anche come e perchè). Spoleto, oltre che capitale del Festival dei Due Mondi, diventa di fatto la capitale di un ministro fuori dal mondo. Diceva il geniale Mago Oronzo (Raul Cremona): “Il problema dell’Italia è l’ignorantezza”. Un po’ prima, diceva Socrate: “Il primo passo della sapienza è sapere di non sapere”.

Dall’alto della loro supponenza, questi non sanno di non sapere. Difatti diventano ministri. Hanno vinto loro.

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