C’ERA UNA VOLTA IL BULLO

di ARIO GERVASUTTI – Dove sei finito, Donald? Parlo di quello vero, quello che aveva sbaragliato i suoi avversari e i mass media politicamente corretti parlando la voce degli americani e non delle élite. Quello che aveva dimostrato che “si-può-fare” (a patto di avere qualche pacco di milioni di dollari per la campagna elettorale), e chiunque può diventare presidente degli Stati Uniti.

Parlo del Donald vero, non della sconcertante controfigura alle prese con la pandemia mondiale. Chi è quel signore che nel corso di due conferenze stampa a distanza di tre ore (tre) ha dapprima detto “Non intendo fare il tampone del Coronavirus, perché non ho nessun sintomo” e subito dopo ha proclamato l’emergenza nazionale chiudendo tutti i voli da e verso l’Europa (ma non verso la Gran Bretagna perché notoriamente il virus non parla inglese)? E per concludere ha stanziato 50 miliardi per far fare i tamponi a tutti gli americani, se stesso compreso?

Il tutto, ripeto, nel giro di tre ore. Ma è questo signore che ha in mano il pulsante delle testate nucleari? E’ lui che può decidere se il mondo va da una parte o dall’altra? Davvero?

Se fossimo pervasi da un sentimento antiamericano, potremmo consolarci sostenendo che ognuno ha i governanti che si merita: non a caso i francesi hanno Macron e gli inglesi quell’altro genio di Johnson. Ma allora per coerenza dovremmo anche guardare in casa nostra, e qui i conti non tornano: perché neanche il peggior antiitaliano potrebbe sostenere che questi sono i governanti che ci meritiamo, da almeno trent’anni. Resta quindi il mistero: dov’è finito Donald, quello vero?

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