CARLETTO, UNO DI NOI

Pare che alla fine del primo tempo, nei vapori dello spogliatoio, abbia mormorato: ”Se giochiamo così male ma così male e stiamo zero a zero forse significa che vinciamo e siamo fortissimi”.

Elementare, Carlo, semplice, Ancelotti. Spiega il concetto, il Real Madrid adotta la tattica del morto, finge di essere ormai finito e sfinito, giace, non mostra cenni di reazione, poi alza la cabeza e improvvisamente mozzica e poi, se non bastasse, rimorde e allora chiunque si appalesi, soprattutto se tedesco alla voce Bayern di Monaco o Borussia di Dortmund, si risveglia stecchito, battuto, sconfitto, eliminato.

Dura le legge di Ancelotti, l’umarell del football farlocco, affollato di docenti a gettone, gente che parla e dice cose incredibili alle quali, tuttavia, credono in molti, drogati dal nulla bene espresso ma totalmente vuoto.

Articolo quinto, ha ragione chi ha vinto, questo sta scritto negli almanacchi e nei libri di storia pallonara, sfogliate pure le enciclopedie, alla voce Ancelotti Carlo da Reggiolo non leggerete narrazioni dotte o spettacolari, nulla di “straordinerio”, titoli dovunque, coppe dei campioni o Champions league come nessun altro mai, da sempre.

Dice: con il Real Madrid è facile. E allora perché non è riuscito ai suoi predecessori, tra questi anche lo Special one che fu? Ancelotti è una garanzia assoluta, non spaccia calcio, lo frequenta, non esibisce la propria docenza, lascia che gli altri la percepiscano e apprendano.

Dice: ha più culo che anima, è il motivetto che piace tanto a chi non disponendo di altri argomenti per celebrare qualcuno che gli sta antipatico la butta sulla fortuna, poveri miserabili del pensiero e della parola.

Carlo Ancelotti è uno di noi, nel senso genuino, niente teatralità, niente strilli o manette o corse indemoniate. Viene, vede, vince. Altre novità?

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