CARA LIBERTA’ / 3

Librerie affollate a Hong Kong

di MARIO SCHIANI – Saranno segnali da poco, ma sono comunque segnali. O forse conferme. A Hong Kong, nonostante gli sforzi del governo locale e di quello centrale (leggi: Pechino), una certa “febbre democratica” circola ancora: rischioso prenderla, senza dubbio, ma non perché abbia gli stessi sintomi del Covid. Piuttosto, chi la contrae rischia una lunga quarantena: anni di prigione.

Dopo aver modificato la legge elettorale per evitare che alle prossime consultazioni possa venire eletto qualche candidato non gradito a Pechino, l’esecutivo locale guidato da Carrie Lam si è trovato alle prese con un problema: e se questi non votano, oppure votano scheda bianca, o peggio ancora, ci scrivono sopra quel che veramente pensano del Partito comunista cinese? Per qualche tempo la signora Lam ha cullato l’idea di vietare l’astensione, poi si è resa conto che è impossibile, o forse troppo sfacciato, e ha optato per una soluzione diversa: astenersi sarà permesso, ma fare propaganda per l’astensione diventerà un crimine.

I democratici, si sa, sono furbi come la volpe e ne hanno subito inventata un’altra: vanno in biblioteca e leggono libri. Anche quei libri un po’ scomodi che, sia pure in forma letteraria, descrivono una realtà distopica, oppressiva, autoritaria. Che qualcuno si riconosca nel ritratto?

Per ora non si annunciano provvedimenti, ma ai vertici della città non deve aver fatto piacere apprendere che nel 2020 tra i libri più richiesti nel sistema bibliotecario pubblico figurano due opere di George Orwell: “1984” e “La fattoria degli animali”. Il primo è stato il decimo titolo più richiesto, quando nei due anni precedenti non figurava neanche nella classifica dei primi cento; “La fattoria degli animali”, celebre novella allegorica sulla Russia di Stalin, è invece balzato dal 46° al 13° posto.

Che cosa farà ora il governo? Chiuderà un occhio su questa riscoperta dello sporco colonialista Orwell? Oppure prenderà provvedimenti? Basterebbe togliere i libri dagli scaffali oppure, in perfetto stile Big Brother, schedare chi li prende a prestito, o ancora – perché no? – alzare un bel rogo in stile nazista. Qualunque decisione prenda, il governo dovrà anche rendersi conto che sopprimere del tutto la voglia di libertà non sarà facile. Il romanzo di Hong Kong, in altre parole, non è ancora all’ultimo capitolo.

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