CAMPIONI CON O SENZA MEDAGLIA

di LUCA SERAFINI – A proposito di medaglie, di fenomeni, di eroi dello sport. Seguendo il suo aurifero filone letterario, Johannes Buckler (pseudonimo ispirato a un criminale tedesco del ‘700, perché come scrive sul suo profilo il misterioso scrittore: “Finiremo tutti colpevoli per non aver capito che i mali grandi e irrimediabili dipendono dall’indulgenza verso i mali piccoli e rimediabili”, V. Foa) irrompe in libreria per raccontarci come “Non esistono piccoli campioni” (People), dopo che nei due volumi precedenti ci aveva spiegato che non esistono piccole storie né piccole donne.

La guida che inaugura il cammino è Nelson Mandela, nell’introduzione affrescata dal suo profondo pensiero: “Lo sport ha il potere di cambiare il mondo, ha il potere di ispirare, ha il potere di unire le persone in un modo che poche altre cose fanno. Parla ai giovani in una lingua che comprendono. Lo sport può portare speranza dove c’era solo disperazione”.

E via lungo il percorso (scritto tutto in prima persona, come fossero i protagonisti stessi a confessarsi) partendo dal riscatto del nigeriano Dennis Ogbe, che amava il calcio ma che una disabilità acquisita ha dirottato sul lancio del disco e del peso: ora “lo storpio”, come lo sfottevano da bambino, è diventato atleta della Nazionale paraolimpica americana. Oltre che ambasciatore delle campagne di vaccinazioni contro la polio.

Segue il ritratto appassionato del leggendario Emil Zatopek, da esule ceco costretto a fare il benzinaio e il minatore per sopravvivere, a vincitore di 4 ori olimpici, 3 titoli europei e detentore di decine di record nella corsa dei 5000, 10000 e nella maratona.

Ecco l’etiope Mirtus Yifter, altro velocista leggendario che lesse della sua morte su un giornale, nel letto di un ospedale di Toronto dove stava curando un’insufficienza respiratoria. Era vivo, invece, ma senza età perché l’anagrafe di Adigrat non è famosa per registrare le date di nascita.

Vorrei potervi scrivere qui due righe di ogni capitolo di questa lettura estiva che estiva non è, perché perenne e quindi senza fine. Invece posso solo incuriosirvi e incitare a sfogliare queste pagine in cui incontrerete l’eroe invisibile Norman, il meraviglioso decatleta Rufer Lewis Johnson, fino alla minuta cubana Alejandrina Hernadez giudicata troppo piccola per la pallavolo, invece già titolare a 13 anni in una squadra del campionato cubano.

I ritratti di Buckler sono lasciati alle immaginarie, ma realistiche e dettagliate confessioni di questi assi, in un mondo di rivelazioni, aneddoti e risvolti umani che rendono la lettura ricca ed emozionante, senza voli lirici, anzi con una scrittura semplice e diretta. Capace, insieme con le sue storie, di colpire dritto nei nostri sentimenti.

Manca ora una biografia definitiva che smascheri questo misterioso intellettuale dei nostri tempi, Johannes Buckler, in 10 anni assurto da influencer su Twitter a scrittore di successo. E questa volta “Non esistono piccoli social” vorrei scriverlo io.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *