CALCIO E MATEMATICA

di LUCA SERAFINI – Max Eberl, direttore sportivo del Borussia Moenchengladbach, ha annunciato che i giocatori della squadra tedesca hanno deciso spontaneamente di rinunciare al loro stipendio per aiutare il club e i dipendenti. La notizia è una trappola, una tagliola aperta pronta a scattare ai piedi del moralismo più ipocrita, così come ai piedi degli opinionisti e dei tifosi, già li sento…: “Con quello che guadagnano…”, “Dovrebbero farlo tutti…”. Invece, una volta mandati i nostri personalissimi applausi ai giocatori del Borussia per essere stati i primi, bisogna chiarire bene che non si tratta (solo) di una questione morale: è matematica pura. 

Circoscrivo naturalmente la riflessione ai club di serie A e B dei massimi campionati europei, perché più si scende più le realtà sono diverse e il discorso non può avere la stessa valenza. La matematica vive momenti di grande fulgore in situazioni apocalittiche come questa, perché aiuta la scienza a decodificare – per esempio – il problema della diffusione del contagio con formule che prevedono l’inserimento di dati inoppugnabili (densità della popolazione, periodo di incubazione del virus, paziente zero, trasmissione del contagio, estensione del territorio e così via). La matematica vale anche per il calcio.

I calciatori guadagnano molto perché “muovono” molto: biglietti stadio, diritti televisivi, sponsor. Il sistema è ricco grazie ai suoi protagonisti che, di conseguenza, sono ricchi. Come le star di Hollywood o quelle delle NBA. Parliamo di star, ribadisco ancora.
Una percentuale altissima del fatturato dei club (con picchi che sfondano l’80%) viene assorbito dal monte-ingaggi. In questo momento, però, gli ingranaggi della produzione sono tutti fermi. Tutti. Quindi l’equazione applicata al pallone diventa semplicissima: nessuna produzione, nessun compenso. E’ impensabile – come chiedono Cellino e altri fenomeni del circo – bussare allo Stato per l’abbattimento dei contributi o peggio ancora per aiuti diretti: questo sì, sarebbe amorale.
Il presidente dell’Associazione Italiana Calciatori, Damiano Tommasi, ha responsabilmente già dato segni di apertura, vedremo se sarà una disponibilità concreta. Deve essere fatta evidentemente una scala graduale divisa per fascia di reddito, ma non c’è dubbio che i calciatori di serie A e B dovranno essere i primi a lasciare qualcosa sul tavolo, non a scopo umanitario (moltissimi calciatori sono attivissimi per conto loro in donazioni, onlus, volontariato…), ma per la sopravvivenza stessa del sistema in cui vivono. Che li ha resi ricchi, ma che loro stessi hanno contribuito ad essere ricco. E quel sistema oggi produce zero. 

3 pensieri su “CALCIO E MATEMATICA

  1. Cesare dice:

    Condivido, ma ritengo che come tutte le categorie di lavoratori autonomi che sono in sofferenza, anche i calciatori debbano contribuire, considerando i privilegi di cui godono. Sarebbe importante cogliere questa opportunità per eliminare tutto quel sottobosco di procurarti e intermediari voraci, vero problema del calcio. Inoltre un ridimensionamento del business calcio avrebbe ricadute positive sugli utenti finali (i tifosi) i quali probabilmente pagherebbero di meno i biglietti e soprattutto gli abbonamenti alla Pay tv. (Complimenti a Luca per l sua intelligenza e le sue analisi sempre puntuali e concrete)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *