CAFFE’ IN SICILIA, CHAMPAGNE IN GRAN BRETAGNA

di PAOLO CARUSO (agronomo) – Il 9 agosto l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), una prestigiosa istituzione che fa capo alle Nazioni Unite, ha pubblicato la prima parte del sesto rapporto che tratta della scienza del clima. Il documento rappresenterà il fondamento della scienza climatica per il prossimo futuro.

Il rapporto è stato realizzato riunendo oltre 14.000 studi posti a revisione che portano alla conclusione quasi univoca che l’essere umano è stato, ed è responsabile dell’eccessivo riscaldamento del pianeta, causa di repentini cambiamenti alla struttura di oceani, calotte polari e superficie terrestre.

Il testo evidenzia uno stato del clima che ha pochi precedenti nella storia e palesa una irreversibilità riguardo i cambiamenti di oceani, ghiacciai e del livello globale del mare.

Uno dei punti chiave del rapporto di valutazione dell’IPCC è rappresentato dal rafforzamento del legame tra il riscaldamento causato dall’uomo e le condizioni meteo sempre più estreme.

Si prevede che il riscaldamento globale raggiunga 1,5 gradi Celsius entro il 2030, che aumenteranno se non vi sarà una significativa riduzione dei livelli dei gas serra.

Gli effetti dei cambiamenti climatici sono ormai palesi a tutte le latitudini; la scorsa settimana in Sicilia sono state registrate temperature massime che hanno sfiorato i 50 gradi, stabilendo record storici.

Questi mutamenti si ripercuotono su tutte le attività antropiche, ma soprattutto sul settore agricolo, protagonista di quella che si preannuncia come una rivoluzione epocale.

Una stima di Coldiretti ha quantificato in un miliardo di euro le perdite dovute alla riduzione dei raccolti

La vendemmia dell’annata in corso registra al sud un anticipo medio di una settimana, a causa delle ondate di calore causate dalla crisi climatica che hanno fatto schizzare le temperature oltre i 40°C, mentre al Nord verrà effettuata con un ritardo di circa 10 giorni.

Cambiamenti ancor più strutturali si registrano riguardo alla scelta delle specie da coltivare nelle varie aree della nostra penisola e non solo.

Ormai la frutticoltura tropicale rappresenta più di una realtà in Sicilia: mango, avocado, e non solo, vengono coltivati accanto a limoneti e aranceti e stanno sostituendo soprattutto i vigneti, ovvero le colture più sensibili a questi repentini, ma ormai strutturali aumenti delle temperature.

Come se non bastasse si hanno notizie delle prime coltivazioni di banane e caffè in Sicilia, ormai avviata a una tropicalizzazione dell’attività agricola.

Ma anche le regioni settentrionali sono interessate da una rivoluzione agricola: nella zona delle Prealpi lombarde vengono coltivati uliveti, mentre nel resto d’Europa ad esempio la produzione di champagne si sta trasferendo Oltre Manica, sostituita da coltivazioni di vigneti da corposi vini rossi.

Una recente ricerca rivela che, a causa delle temperature sempre più elevate, il 56% delle terre dedicate alla viticoltura saranno sostituite da altre coltivazioni.

Ma se il discorso enologico ha il suo notevole peso commerciale e finanziario, è sulle spalle di intere popolazioni che si gioca la partita dei cambiamenti climatici e dell’agricoltura.

Il futuro delle grandi coltivazioni cerealicole (frumento, mais e orzo), da sempre fondamento della nutrizione umana, è a forte rischio; l’innalzamento delle temperature porterà certamente a una riduzione di superfici coltivate e di raccolti, con inevitabili ricadute sull’incremento di masse umane costrette a spostarsi per nutrirsi o a soccombere definitivamente.

Questi cambiamenti epocali necessitano di interventi agronomici, infrastrutture, innovativi strumenti di gestione del rischio e meno burocrazia.

Già in varie aree del mondo, non ultima in Sicilia, si sta sperimentando la coltivazione di miscugli di semi in alternativa alla monovarietà, per cercare di diversificare il rischio e mantenere rese costanti, se non in crescita.

La carenza di acqua impone la realizzazione di nuove infrastrutture capaci di rendere più efficiente l’utilizzo delle acque irrigue, evitando sprechi e mala gestione.

Sono altresì necessarie, se non indispensabili, azioni di prevenzione riguardo gli incendi, che tanta devastazione hanno causato ad aziende e territori.

Ultimo, ma non ultimo, la necessità di evitare ulteriori sprechi di terreno agricolo in favore di cementificazione o installazione di impianti di energia rinnovabile.

Tra tante incertezze una realtà è sotto gli occhi di tutti: la nostra sopravvivenza è legata alla produzione di cibo, non potremo mica nutrirci di piloni di cemento o pannelli fotovoltaici…..

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