BRUMOTTI, LA NOTIZIA CHE NON STRISCIA

di GIORGIO GANDOLA – A Milano lo hanno preso a bastonate, a Roma gli hanno sparato, allo Zen di Palermo lo hanno centrato a bottigliate e una seconda volta gli hanno tirato un blocco di cemento da un balcone. Altrove non se lo ricorda. Vittorio Brumotti, inviato di Striscia la Notizia più a rischio di un Navy Seals in Afghanistan, ha collezionato un centinaio di aggressioni in 12 anni, da quando ha deciso di diventare il paladino antidroga d’Italia.

Lui si presenta con bicicletta e telecamera sui luoghi dello spaccio, fa domande, presidia, denuncia, manda in onda. Per gli spacciatori è più fastidioso della polizia. Li insegue, li bracca, li segnala, li ridicolizza. E loro, con regolarità da ragionieri, lo menano. Il Brumotti è il nostro Superman, è un esercito di City Angels racchiuso dentro un cuore solo. Un cuore grande che anima un volto sul quale leggi incoscienza e coraggio, non è ben chiaro in quali dosi.

L’altroieri è arrivato in Porta Venezia a Milano, pieno centro, quartiere arcobaleno voluto dal sindaco Beppe Sala, e ha cominciato a filmare i pusher in azione. Cocaina, crack, metanfetamina per lo sballo notturno al tempo del Covid. Sfrontati, in pieno giorno, senza ritegno e senza controllo (ma la lotta alla microcriminalità e la sicurezza del cittadino valgono solo sui programmi elettorali?).

Per loro il Brumotti è un incubo, purtroppo l’unico. Lo hanno circondato, gli hanno strappato la Go Pro e con il bastone hanno cominciato a infierire. «Mi hanno colpito in modo violento al volto, sono svenuto per qualche secondo, conto i lividi qua e là». Prima, per preparare l’assalto, gli avevano lanciato pietre e bottiglie. Come se i padroni del territorio fossero loro e quel Peter Pan solo un fastidio da mettersi alle spalle.

Il meraviglioso fastidio è in sella da una vita. Ha 40 anni, e prima di diventare inviato-ciclista di Striscia è stato campione di bike trial con un paio di eccentrici record mondiali. Al Motor Show di Bologna ha superato 28 sbarre con la ruota superiore della bicicletta, in Sardegna si è tuffato da 17 metri sempre su due ruote e a Dubai ha risalito il grattacielo Burj Khalifa. Grazie a queste imprese è entrato dieci volte nel Guinness dei primati.

Uomo dalla spiccata originalità, non poteva non attrarre l’altra metà del cielo, per lui facilmente scalabile anche a piedi. Così ecco la storia con la nipote di Giorgio Armani, poi con la showgirl Giorgia Palmas e infine con l’ereditiera Annachiara Zoppas. Piccola star del piccolo schermo, si è guadagnato il ruolo di paladino contro lo spaccio a suon di pedalate e di mazzate. Alla domanda (ovvia), chi te lo fa fare, risponde con candore: «Sono figlio di carabiniere e nipote di generale dei carabinieri, ho il senso delle regole nel sangue. È una vocazione, come la fede per i preti».

Poiché ogni sua mossa diventa un video, l’accusa di protagonismo è automatica. Brumotti la rifiuta sottolineando che ogni sua mossa è determinata dalla chiamata dei cittadini, persone comuni esasperate dagli spacciatori, nonni che non possono portare per strada i nipoti. «La telecamera fa paura a tutti, è un’arma potentissima. Così vado a saltellare davanti ai pusher con la mia bici», spiega in un’intervista al Corriere della Sera, «e spero che questo aiuti i cittadini a riprendersi il territorio controllato dalla malavita. Le mafie vanno ridicolizzate e Striscia ha trovato la chiave ironica giusta».

A suo rischio e pericolo, si potrebbe aggiungere contando le tumefazioni e i cerotti. Ma il Brumotti è allenato e ha in tasca altre dieci segnalazioni, altri dieci quartieri da visitare. Dovendo definire il grado di pericolosità, quello degli spacciatori non è neppure il più alto. Da una sua personale classifica (niente di ciò che fa è banale e anche questa è un’ossessione) le persone più cattive sono quelle che parcheggiano l’auto sul posto dei disabili e non vogliono farsi scoprire. Quelli, quando vedono comparire la telecamera, diventano delle belve. E lui di conseguenza diventa la notizia.

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