BERLUSCONI FAMILY, LA POLITICA FATTA IN CASA

Ci sono dei politici che ricordano la figura misteriosa della Bibbia, Melchisedec, che, come noto, la lettera agli Ebrei descrive così: “Egli è senza padre, senza madre, senza genealogia” (Ebrei 7, 3). Di loro, come politici, infatti, si sa molto. Ma del loro mondo privato non si sa nulla: moglie, figli, gusti, abitudini…

Ci sono invece dei politici che sono come Gesù: si potrebbero stilare tutte le loro genealogie, a partire almeno da Abramo, come fa l’evangelista Matteo, o a partire addirittura da Adamo, come fa l’evangelista Luca. Di loro si sa tutto.

In chiara evidenza, Berlusconi appartiene alla seconda categoria. Di lui si sa tutto, infatti. Si può stilare la lista delle sue donne (è un po’ lunga, per la verità, ma ci si arriva, con tutte le informazioni di cui disponiamo), la lista dei suoi figli (anche qui: lista lunga, ma fattibile), quella dei nipoti… Si hanno abbondanti notizie anche dei suoi cani: razza, nomi, abitudini. Ne ha una ventina. I più famosi si chiamano Dudù e Dudina.

Dietro questi due tipi di politici stanno due diverse politiche. La politica del politico-Melchisedech inizia da lui a finisce a lui o, al massimo, ad altri come lui. La politica risucchia il personaggio privato che finisce per coincidere con il politico.

La politica del personaggio berlusconiano è esattamente all’opposto. Non solo non abolisce il privato, ma lo politicizza, esaltandolo. Il privato diventa autorevolmente politico, tutto il privato, anche i cani. Si capisce che nelle trattative dei giorni scorsi sia apparsa la “quasi moglie” Marta Fascina, si capisce che l’amica di sempre Ronzulli sia candidata a diventare ministra, si capisce che la Casellati, da sempre vicina la Cavaliere, debba diventare, anche lei, ministra.

Si capisce anche che i figli, in questo frangente, diventino protagonisti, con il tentativo disperato di mettere pace con la Meloni. Nel mondo berlusconiano, dove il personale è politico, il valore fondante è la vicinanza al personaggio. Più si è vicini a lui, più si è forti. Ma Marina e Piersilvio sono buoni politici? Nell’ottica berlusconiana è una domanda senza senso. Certo che lo sono e il motivo è semplice: sono figli di quel padre.

Solo che, spesso, a me così lontano da quel mondo, l’unica consolazione che è rimasta è di mandare a quel paese Berlusconi: tutto tra me e me, naturalmente, in perfetto silenzio. È l’unica consolazione di noi, poveracci non addetti ai lavori. A quel punto, però, ho la sgradevole sensazione che, mandando a quel paese Silvio Berlusconi, mando a quel paese anche l’ultimo suo nipotino, nato, mi pare di ricordare, non molto tempo fa. Anzi, mi sembra di dare un calcetto anche a Dudù che, poverino, non c’entra.

Così non solo devo continuare a sorbirmi Berlusconi, ma anche a provare un vago senso di colpa per gli accidenti che gli mando, per via del nipotino e di Dudù.

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