LA CULTURA DEI CANTIERI

Chi ha, ha avuto o avrà la sventura di transitare per la città di Bergamo in automobile sa di cosa parlo. Negli ultimi mesi (e così sarà nei prossimi) ha potuto toccare con mano ben ferma sul volante quale sia la situazione. Lavori ovunque, cantieri, code, rallentamenti, deviazioni, un percorso maledetto per chi è costretto a guidare ogni giorno per lavorare, per chi non ha alternative. Ci diranno, come dicono sempre e certo non solo a Bergamo, che i lavori erano inderogabili, fondamentali, non più procrastinabili, essenziali per la qualità della vita della città e della zona immediatamente limitrofa, ma quello che non ci diranno è perché si è deciso di ammassare tutte queste opere una sopra l’altra, una addosso all’altra con il conseguente disagio che è sotto gli occhi di tutti, non ci diranno perché hanno deciso di avviare queste opere tutte insieme, se davvero era notorio e risaputo che si trattava di lavori imprescindibili.

Banale e imbarazzante come sempre accade in queste occasioni, la verità è che il défilé sta per iniziare, che l’amministrazione sta per iniziare la sua passerella sotto i riflettori. Nel 2023 Bergamo e Brescia (dove peraltro non si riscontra nemmeno l’ombra degli inconvenienti presenti nelle strade bergamasche) saranno congiuntamente Capitale Italiana della Cultura e allora ecco svelato l’arcano, sotto gli occhi di tutti in realtà. Chissà per quale motivo le opere fondamentali, inderogabili, imprescindibili diventano tali solo e in modo intransigente in concomitanza dei grandi eventi, dove serve una bella copertina lucida e scintillante. È una rilevazione risaputa e forse scontata, ripeto, ma la verità, nuda, è che la cittadinanza e la qualità della vita della medesima sono quasi sempre sottomesse al consenso e al tornaconto dei timonieri, i quali dimenticano sempre la loro natura transitoria, ma proprio per questo sono incuranti dell’incomodo che si lasciano alle spalle.

La qualità della vita della cittadinanza e la civiltà di un’amministrazione si misurano lontano dai grandi eventi e dai palcoscenici, allora sì è possibile avere la sensazione che chi è stato scelto per rappresentarci abbia a cuore innanzitutto noi e non il cerone e i lustrini. Stiamo lavorando per voi, ci diranno, al solito, ma quale ingenuo può davvero crederci?

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