Banale e imbarazzante come sempre accade in queste occasioni, la verità è che il défilé sta per iniziare, che l’amministrazione sta per iniziare la sua passerella sotto i riflettori. Nel 2023 Bergamo e Brescia (dove peraltro non si riscontra nemmeno l’ombra degli inconvenienti presenti nelle strade bergamasche) saranno congiuntamente Capitale Italiana della Cultura e allora ecco svelato l’arcano, sotto gli occhi di tutti in realtà. Chissà per quale motivo le opere fondamentali, inderogabili, imprescindibili diventano tali solo e in modo intransigente in concomitanza dei grandi eventi, dove serve una bella copertina lucida e scintillante. È una rilevazione risaputa e forse scontata, ripeto, ma la verità, nuda, è che la cittadinanza e la qualità della vita della medesima sono quasi sempre sottomesse al consenso e al tornaconto dei timonieri, i quali dimenticano sempre la loro natura transitoria, ma proprio per questo sono incuranti dell’incomodo che si lasciano alle spalle.
La qualità della vita della cittadinanza e la civiltà di un’amministrazione si misurano lontano dai grandi eventi e dai palcoscenici, allora sì è possibile avere la sensazione che chi è stato scelto per rappresentarci abbia a cuore innanzitutto noi e non il cerone e i lustrini. Stiamo lavorando per voi, ci diranno, al solito, ma quale ingenuo può davvero crederci?