BASTA PIAGNISTEI: I RAGAZZI IN QUARANTENA NON SONO ZAKI

di PIER AUGUSTO STAGI – È come quando le nostre mamme ci dicevano di indossare la canottiera, per non prendere freddo. Raccomandazioni banali, alquanto elementari, ma di buonsenso, anche se noi poi facevamo regolarmente di testa nostra, come giusto che fosse, perché alla fine si è giovani mica per niente. E se i genitori devono fare i genitori, i figli devono avere il diritto di fare i figli, con tutte le annesse sacrosante bischerate in nome di un’esperienza in via di costituzione.

Ecco, un gruppo di nostri giovani connazionali – figli o fratelli che siano – stanno vivendo in questa epoca pandemica una loro parentesi piuttosto complessa e complicata. Dopo i casi di Grecia e Malta, anche a Dubai studenti italiani in viaggio di studio sono rimasti bloccati perché positivi al Covid. Questi ultimi sono contagiati in 200 su circa 300 partiti dall’Italia, e a seguire il caso è il consolato italiano a Dubai, che tiene i contatti con gli studenti per i quali sono scattate le misure di quarantena. Bloccati in albergo, comunque, non in un carcere turco.

Stessa sorte è toccata a una quindicina di ragazzi veneziani sull’isola di Ios, in Grecia, cinque dei quali sono risultati positivi al Covid. Per loro un brusco cambio di programma: partiti per festeggiare il buon esito dell’esame di maturità, sono stati blindati in quarantena. A quanto ci è dato sapere, tutti i ragazzi sarebbero partiti con una prima dose di vaccino anti-Covid, ma una volta lì, dopo essersi sottoposti a tamponi a seguito del malessere accusato da una componente del gruppo, cinque sono risultati positivi.

Questi i fatti. Seguono gli ansiosi aggiornamenti costanti e soprattutto le pressioni da parte delle famiglie, che si sentono abbandonate e sotto tiro, che invocano il rimpatrio, come se qualcuno stesse facendo qualcosa di assolutamente illogico, per non dire illecito, manco i loro ragazzi fossero tutti dei Patrick Zaki, lo studente dell’Università Alma Mater di Bologna arrestato nel febbraio dell’anno scorso al Cairo con la mai provata accusa di propaganda sovversiva su internet.

In una nota la Farnesia, anche alla luce dell’aumento dei casi di Covid in tutto il mondo e il diffondersi della variante Delta, ha lanciato delle linee guida di assoluto buonsenso, che però a quanto pare stanno creano non pochi malumori. Le indicazioni della Farnesina sono semplici quanto chiare: «Tutti quelli che intendono farlo, indipendentemente dalla destinazione e dalle motivazioni del viaggio» si legge nel documento, «devono considerare che qualsiasi spostamento, in questo periodo, può comportare un rischio di carattere sanitario. In particolare, nel caso in cui sia necessario sottoporsi a test molecolare o antigenico per l’ingresso in Italia o per il rientro nel nostro Paese da una destinazione estera, si rammenta che i viaggiatori devono prendere in considerazione la possibilità che il test dia un risultato positivo». Con tutte le conseguenze del caso, compresa la quarantena sul posto.

Elementare Watson, non mi sembra molto complesso il ragionamento. Non mi sembra che il nostro Ministero degli Esteri dica cose dell’altro mondo. Se decidete di partire, prendete tutte le precauzioni del caso. E comunque – in ogni caso -, qualora foste trovati positivi, le restrizioni del Paese in cui vi trovate potrebbero bloccarvi sul posto. Questo è, basta saperlo e accettarlo. Senza avviare ogni volta il piagnisteo mammone parlando di prigionia e di limitazioni della libertà. Fare una quarantena sull’Isola di Ios o a Dubai non è poi tutto questo dramma.

L’alternativa, ancora più semplice ed elementare, è evitare viaggi all’estero se non strettamente necessari. Ma è un po’ come dire mettiti la maglietta di lana o non sudare che ti fa male. Il problema è che questa volta, quelli che faticano a capire e fanno di testa loro, non sono tanto i ragazzi, ma i loro genitori.

 

 

2 pensieri su “BASTA PIAGNISTEI: I RAGAZZI IN QUARANTENA NON SONO ZAKI

  1. Fiorenzo Alessi dice:

    Caro Dott. PIER Augusto STAGI,
    Lei è persona di cervello , penna sopraffina e pure uomo di mondo.
    Non è una sviolinata ruffiana: se scrivesse fesserie o baggianate (ma il divin codino non c’entra eh ! Mi guardo bene dal pronunciarne invano il nome) non userei i guanti bianchi.
    La sua analisi è cronaca fedele di quanto in molti si vanno a cercare.
    È notorio che gira in mezzo a noi una “bestiaccia “ per la quale , ancora, non si è compiutamente ed adeguatamente attrezzati.
    Altrettanto risapute sono le misure che valgono come…minimo sindacale a fronte di un nemico ostico e pericoloso. A volte ancora letale.
    Eppure, quasi la roulette russa fosse un gioco per bimbi , si cerca notte quando la retta via ( od almeno quella meno tortuosa) è proprio lì, a portata di mano.
    Per dirla tutta , chi è causa del suo mal …
    E non si stia a farla tanto lunga , quasi che si fosse nel mondo delle favole , senza sapere in che circostanze e termini ancora dobbiamo imporci di vivere.
    Cordialmente.
    Fiorenzo Alessi

  2. Eleonora Ballista dice:

    Sì, appunto, la colpa stavolta è dei genitori.
    E da genitore dico che se un figlio adolescente, magari minorenne, mi avesse chiesto di partire avrei fermamente detto di no. A costo di indurlo a chiamare il Telefono Azzurro per denunciare violazione della sua libertà. Poteva fare tutti i piagnistei che voleva ma sarebbe rimasto a casa.
    Perché partire adesso non è affatto come disattendere l’invito a mettersi la canottiera (in mancanza della quale, magari, si rimedia un mal di pancia o un raffreddore). Partire adesso può provocare una catena di eventi che, se non mortali (ce lo auguriamo tutti), possono rivelarsi particolarmente seccanti, con enorme perdita di tempo e dispendio di denaro delle famiglie che si può tranquillamente evitare. Le bischerate si possono fare anche in territorio nazionale, in quel caso forse avrei chiuso un occhio.

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