di SILVIO MARTINELLO (campione olimpico Atlanta 96) – Il 2020 lo ricorderemo per il Covid-19 e per la pioggia di bonus che il governo Italiano ha elargito. Tra i tanti, anche quello per l’acquisto di biciclette e monopattini, con l’intento, sacrosanto, di incentivare l’utilizzo di mezzi alternativi rispetto a quelli pubblici per i propri spostamenti, evitando di conseguenza il loro naturale affollamento ed i rischi connessi.
Nel pieno della seconda ondata, ancor più tragica della prima per le sue proporzioni, stiamo capendo che quel bonus biciclette e monopattini, in realtà, è servito a svuotare i magazzini e aumentare il fatturato delle aziende che li producono e dei negozi che li vendono. Lo scopo condivisibile per cui era stato pensato non è stato raggiunto.
Ebbi modo di parlarne già la scorsa primavera, proprio su @ltroPensiero.net, evidenziando la scarsa lungimiranza che intravedevo nel progetto. Più utile, infatti, iniziare dalle infrastrutture specifiche, se si desidera incidere sulle abitudini delle persone, e solo successivamente concentrarsi sugli stimoli all’acquisto del mezzo. Partire dall’incentivo significa partire dal tetto: per costruire qualcosa di solido è necessario invece partire dalle fondamenta, in caso contrario la struttura non regge.
È ciò che sta accadendo con il bonus: le famose “Bike Lanes”, quelle corsie ricavate con righe bianche tracciate sulle strade dalla sera al mattino in tante città italiane, sono rimaste tali, molto pericolose, e oggetto di critiche e lamentele sia da parte di chi le utilizza in bici, credendole erroneamente piste ciclabili, sia da parte di chi motorizzato le subisce e le percepisce come un ulteriore ostacolo, generando nuovi pretesti per alimentare la subdola battaglia quotidiana tra automobilisti e ciclisti.
Verrebbe da dire, le solite cose all’Italiana, ma non voglio essere così banale. Continuo a sperare che quanto ci sta accadendo possa ancora rappresentare lo stimolo per migliorarci e per modificare radicalmente le nostre abitudini, ed uscirne veramente migliori. Il motto “andrà tutto bene” che tanto ci unì durante la prima ondata, deve ritornare ad essere l’impegno che ognuno di noi si pone per il futuro, futuro che è già qui, oggi, ora, e che soprattutto è nelle nostre mani. I tanti denari di cui l’Italia beneficerà nei prossimi mesi, che ci spettano per la nostra orgogliosa appartenenza all’Europa, dovranno essere spesi anche e soprattutto in questa direzione. Ritengo che insieme alla digitalizzazione dell’intero territorio nazionale ed alla modernizzazione del sistema d’istruzione, sia proprio la realizzazione di nuove infrastrutture per la mobilità sostenibile e lenta che consentiranno al nostro magnifico Paese di fare il necessario e definitivo salto di qualità. Se puntiamo sulla bicicletta, la pista ciclabile deve essere realmente riservata alla bicicletta, con tanto di divisoria che la renda davvero sicura e impedisca ai mezzi di usarla, anche come parcheggio. Queste linee bianche tracciate frettolosamente in primavera sono soltanto una recita demagogica per strappare un applauso: in realtà, considerate dalla gente vere e proprie piste ciclabili, sono piuttosto una delimitazione ulteriore a favore dei veicoli, perchè impongono ai ciclisti di pedalare in quegli spazi, senza impedire che gli stessi veicoli possano invaderli.
Sarebbe ora di uscire dagli equivoci e dalle mosse puramente propagandistiche. L’auspicio è che la classe politica, al netto della precarietà con cui convive, trovi finalmente la forza e la capacità di investire bene le risorse che avremo a disposizione. Meno bonus, meno righe bianche inutili e pericolose, e più serie politiche di sviluppo: questo serve. Se perdiamo una simile occasione, lasceremo ai nostri figli ed ai nostri nipoti un Paese che continuerà a sopravvivere di rimpianti.