EBBASTA CON LA MITOLOGIA DEL VAFFA

di PIETRO VANESSI – Il vaffanculo è la prima metastasi del linguaggio.
Questa parola, ormai tanto sbandierata e ostentata da tutti, è lo specchio di questi tempi, perché semplifica, taglia corto e rimanda ogni cosa con uno sberleffo dissacrante, volgare e menefreghista.

Il Vaffanculo è semplicistico, castrante e – in parte – liberatorio, e viene spesso accompagnato da un ghigno o da una risata sarcastica ignari del fatto che dura poche ore (quando va bene).

Perché NON risolve nulla, ma distrugge: crea barriere, chiude i ponti, offende. Capita perfino che ti si fissi in mente come un tarlo e ti si insinui sotto pelle. E allora, quasi sempre ti torna indietro come un boomerang, da un altro che ti risponderà in modo analogo o speculare.

Perché, si sa, la violenza parte tutta dal linguaggio.
Sempre.

Aggiungo che un vaffanculo, detto con veemenza, fa male alla pressione, fa sprecare energie e genera rabbia da sedare, in chi lo pronuncia.

Il vaffanculo è la sintesi dei pigri, della gente che non ha capacità dialettiche, dei gretti d’animo, ostentata dai pressapochisti che ragionano in bianco o nero “o con me o contro di me”.

Il vaffanculo sarà anche liberatorio ma sta abbruttendo il linguaggio, i comportamenti, le relazioni e, infine, il mondo.

Nessuno ha la minima idea di quanti danni abbia fatto alla società questa stupida e meschina parola.

Dio o chi per lui ci faccia ritrovare le buone maniere, lo stile, l’eleganza e le cose che stiamo inesorabilmente perdendo.

Ripartire con il 2021 senza questa parola, a mio modesto avviso, sarebbe già una piccola conquista.

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