AVVISO AGLI ITALIANI: NON ERA L’ALBANIA

Il portiere della Spagna? Come il pendolare alla fermata del pullman quando non l’hanno avvisato che c’è lo sciopero. Il portiere nostro, Donnarumma? Come il taxista quando c’è lo sciopero dei pullman, una chiamata via l’altra.

Quanto a Spalletti, sta cercando nel suo impareggiabile vocabolirio, un po’ vocabolario e un po’ delirio, le metafore di ultimissima generazione per spiegare la più umiliante delle sconfitte. Riuscirà anche stavolta a non farsi capire nel modo più chiaro.

Risultato quasi caustico: delle tremila conclusioni spagnole, entra solo il nostro autogol. Ma resta la conferma: troppa euforia, troppo trionfalismo, troppo di tutto dopo la vittoria (2-1, neanche così eclatante) contro l’Albania. La Spagna non è l’Albania e anche l’Italia non è l’Italia dell’Albania. E va bene la fregola nazionale di notti magiche, ma non è un automatismo: non basta che giochi l’Italia e cantare l’inno per finire la serata nei caroselli in centro e dentro le fontane. C’è anche un’Italia che nonostante il pompaggio della retorica nazionalista fatica a riemergere, purtroppo è l’Italia che va in campo e non sembra passarsela così bene.

Bocciatissimi, scena muta, alla prova di maturità. Tutti a lezione di spagnolo. Bisogna solo vedere se l’abbiamo capita. Ci resta la Croazia, serve un pari, non è una sfida proibita. Ma la squadra è quella che è. Basta saperlo e partire bassi. Anche prima delle partite, quando sembriamo sempre fenomenali. Ma lo siamo solo a chiacchiere.Pubblicità

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