Se la rivoluzione non si può fare al mattino, riproviamoci al pomeriggio. Se non riesce in politica, tentiamo nel privato. Basta promettere che sia, in un modo o nell’altro, “rivoluzione”. Un generale repulisti inteso a moralizzare la vita pubblica, oppure una sorta di grandi pulizie della psiche: poco importa. Ciò che conta è presentarsi sempre come innovatori, giacobini e massimalisti (se solo si conoscesse il significato di queste parole).
Danilo Toninelli, militante M5S, parlamentare, già ministro per le Infrastrutture, poi saggista e youtuber, ha sempre dimostrato una spiccata inclinazione per le gaffe – basti ricordare l’invenzione del tunnel del Brennero -, ma una anche più evidente tendenza al movimentismo. Nel senso, forse, che il continuo mutare di ruoli e incarichi, di progetti e di titoli professionali, potrebbe tornargli utile a mascherare una certa generica incompetenza esistenziale.
Ma c’è il caso che siamo, qui, troppo severi. Chissà, forse l’ennesima mutazione – appena annunciata – sarà quella giusta. La nuova avventura per il momento è rappresentata da un account Instagram, avanguardia mediatica di un’avventura imprenditoriale chiamata “Basta pensieri”. Toninelli, in partnership con il suo social media ex manager Emanuele Falzarano, ha fondato una srl (capitale sociale 12 mila euro) nella quale si è ritagliato il ruolo di “facilitatore psicologo”.
“Basta pensieri” dovrebbe infatti diventare una piattaforma nella quale ognuno potrà “sciogliere i blocchi emotivi” e “raggiungere il benessere interiore”. C’è perfino un appello che sembra fare il verso a Marx ed Engels: “Creativi culturali, la rivoluzione che aspettavate sta per arrivare”. Manca l’appello a “unirsi” come quello rivolto ai proletari di un tempo, ma lo darei per sottinteso.
“Rivoluzione”, dunque: proprio come si diceva. Più specificamente, un approccio rivoluzionario a tecniche di sostegno alla salute mentale. Unico problema: Toninelli sembra aver dimenticato che il sostantivo “Rivoluzione” accostato all’aggettivo “culturale” ha già combinato abbastanza disastri nella Cina degli anni Sessanta e non è proprio il caso di riprovarci oggi quando la cultura, poverella, vive pressapoco di stenti. I piani di “Basta pensieri” non hanno forse l’ambizione e la portata dell’azione maoista, ma non sono neppure da trascurare: in sostanza si tratterebbe della creazione e della commercializzazione di siti Internet intesi a mettere in contatto psicologi e psicoterapeuti con “singoli utenti, aziende, scuole, università, enti pubblici e privati”. Come si vede un disegno che, se realizzato, potrebbe facilmente radere al suolo ogni residua ambizione intellettuale in tutto il territorio nazionale.
Forse anche Toninelli si renderà presto conto che il progetto è troppo vasto e ambizioso. Per riportarlo alle sue giuste proporzioni, basterebbe in fondo un ritocco al nome. Da “Basta pensieri” a “Basta pensiero”: traguardo già raggiunto ancora prima di incominciare.