AUGURI VERDONE, MA RISPARMIACI LA FALSA MODESTIA

di JOHNNY RONCALLI – Carlo Verdone compie 70 anni e sceglie la via della modestia per parlare di sé. Si fa per dire e si fa sul serio.

Si fa per dire quando afferma che non vede eredi in Italia, a onor del vero ammettendo che lui la gavetta l’ha fatta, ma le nocche non le ha consumate a rompere l’anima a finanziatori e produttori, perché nel grande cinema ci è nato per famiglia.

Si fa sul serio, ma io, stonato, un po’ scuoto la testa, quando dice che non invidia né Zalone, né Benigni e che nemmeno i loro soldi vorrebbe. Come per specificare che lui è di un’altra pasta e di un’altra specie: bella frase non richiesta e nemmeno tanto giustificata.

Neanche i soldi miei vorrebbe, immagino. Glielo faccio notare perché la sua precisazione fa davvero sorridere. E un po’ piangere.

Carlo Verdone non nasce povero, nasce in un ambiente florido per censo e cultura, certo povero non lo è ora. Non dovrebbe. Certo è più ricco dell’italiano medio e di me, che sto sotto la media.

Allora, assai benestante – non è un peccato e non è un difetto, ci mancherebbe -, e sicuramente non bisognoso di danari, perché mai deve specificare con grande ineleganza che non invidia i patrimoni dei facoltosi colleghi? E perché mai dovrebbe?

Bene farebbe a ricordare che Verdone lui lo è per onomastica, per molti suoi connazionali verdone è il colore al quale sempre più si avvicina il proprio conto corrente.

Nei salotti radical chic di Roma, leggasi RAI in testa a tutti, si celebra l’ultima icona della commedia all’italiana, irreprensibile e intoccabile. Qualcuno, altrove, scuote la testa puntiglioso e proclama, a proposito del compleanno di Verdone: ‘famolo strano’.

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