di TONY DAMASCELLI – L’apparizione televisiva di Daniele Orsato, primo arbitro del nuovo secolo a partecipare come ospite a una trasmissione di sport, anzi di calcio, “90’ minuto”, ha eccitato un popolo abituato alle tre scimmiette con il fischietto in bocca.
In verità le emittenti radiotelevisive sono affollate di ex arbitri che spiegano e illustrano regole, errori, interpretazioni, rigori, ammonizioni, espulsioni, Var ed eventuali, però mai prendendo posizione critica, severa nei confronti dei colleghi di categoria, come peraltro accade già con gli ex calciatori che, dopo aver sputato la qualunque contro la stampa, si sono accomodati dalla stessa parte, percependo denari però restando ingessati e complimentosi verso i sodali, anche quando sono reduci da uno 0 a 5.
Orsato ha rotto il fronte, dunque. In verità è stato il nuovo presidente Trantalange, insegnante di religione e abituato a diffondere la parola del Signore, a volere il cambiamento. Basta con i silenzi omertosi, fuori le parole, fuori la verità. Ehm.
Su quella del passato remoto è facile pentirsi, tanto nulla può cambiare, ma li vedete gli arbitri che in un dopo partita ammettono la chiavica e si scusano?
Prevedo un tot di richieste per interviste continue, ripetute, da Udine a Napoli, da Crotone a Torino, chi non parla è un complice. In verità il cambiamento vero dovrebbe avvenire sul campo, là dove gli arbitri hanno espressioni da Norimberga, giudici epocali, musi durissimi, occhi di fiamme, braccia tese e così l’indice della mano puntato verso il centrocampo per dare il fischio d’inizio, come fosse l’attacco a Pearl Harbour e non una partita di pallone. E le polsiere e il rito del riscaldamento e quello dell’intesa tutti e quattro, arbitro, assistenti di linea e quarto uomo, come un gruppo d’assalto, senza trascurare il gruppetto al Var, una mezza dozzina che dovrebbe far parte del nuovo festival televisivo del nostro football.
A proposito: er gol de Turone? E il rigore su Ronaldo? Tranquilli, si replica.