di MARIO SCHIANI – Chissà come si dice “è la stampa, bellezza” in cinese. Poco importa: tenendo conto di quanto sono fitte le maglie della censura nella Repubblica popolare è poco probabile che dirigenti e funzionari del Partito comunista abbiano mai avuto occasione di vedere “L’ultima minaccia”, il film del 1952 in cui Humphrey Bogart pronuncia quella battuta diventata celeberrima, un moto d’orgoglio che, in fondo, tutti i giornalisti vorrebbero poter affermare un giorno o l’altro.
Ebbene, da oggi i giornalisti dell’“Apple Daily”, un quotidiano in lingua cinese di Hong Kong a larghissima diffusione, possono farlo a ragion veduta. Loro, di sicuro, quel film l’avranno visto, o almeno ne avranno sentito parlare. Sono cresciuti, dopo tutto, in una città che, fino a ieri, godeva di libertà di stampa e di espressione. Fino a ieri.
Appena poche ore fa, infatti, il loro editore, Jimmy Lai, è stato arrestato in relazione alla nuova legge sulla “Sicurezza Nazionale” imposta a Hong Kong da Pechino e la redazione del giornale è stata invasa da qualcosa come duecento poliziotti, tutti in cerca di “prove” che dimostrino violazioni alla legge suddetta. Lai è sospettato di “collusione con forze straniere” – un’accusa pressoché standard, ormai, a Hong Kong -, la cui prova starebbe nei 25 scatoloni di documenti sequestrati dagli agenti. Raid di questo genere sono ormai routine: hanno toccato partiti, associazioni culturali, congregazioni religiose. Con “Apple Daily” però le autorità di Pechino hanno mirato alto. Il giornale – che non ha nulla da spartire con il quasi omonimo marchio americano – è sempre stato l’organo di stampa più vicino al movimento di protesta che, dal 2014 a oggi, a più riprese ha sfidato il regime. Un quotidiano di taglio molto popolare e aggressivo – in passato alcune sue inchieste hanno violato qualche confine deontologico -, ma anche piuttosto coraggioso nella determinazione a difendere la libertà di stampa e lo statuto speciale che dovrebbe garantire a Hong Kong autonomia amministrativa e giudiziaria.
Uno sforzo che in qualche misura è stato premiato. Oggi il giornale è arrivato in edicola con un solo grande titolo in prima pagina – “Apple Daily andrà avanti” -, e alle edicole si è presentato uno spettacolo straordinario, certamente in questi tempi in cui la carta stampata fatica a raggiungere il pubblico: lunghe file di persone tutte intenzionate ad assicurarsi una copia. Alla normale tiratura di 350mila copie, la Next Digital, società editrice del quotidiano, ne ha aggiunte altre 200mila: tutte andate esaurite. Subito attivi e diffusissimi in rete gli hashtag #WeSupportAppleDaily e #WeNeedAppleDaily.
Una bella vittoria per il quotidiano di Jimmy Lai, anche se non c’è da illudersi: Pechino ha tutte le carte in mano per chiudere senza sforzo la partita. Iniziative come questa, però, che potranno aver risonanza nel mondo (il blitz poliziesco è stato trasmesso in diretta da un “live feed” del giornale), non aiuteranno l’immagine di Pechino. Che continuerà senza dubbio a comprarsi a suon di bigliettoni il suo posto nel gotha delle nazioni mondiali, ma farà sempre più fatica a nascondere il suo vero volto.