Ebbene, da oggi i giornalisti dell’“Apple Daily”, un quotidiano in lingua cinese di Hong Kong a larghissima diffusione, possono farlo a ragion veduta. Loro, di sicuro, quel film l’avranno visto, o almeno ne avranno sentito parlare. Sono cresciuti, dopo tutto, in una città che, fino a ieri, godeva di libertà di stampa e di espressione. Fino a ieri.
Appena poche ore fa, infatti, il loro editore, Jimmy Lai, è stato arrestato in relazione alla nuova legge sulla “Sicurezza Nazionale” imposta a Hong Kong da Pechino e la redazione del giornale è stata invasa da qualcosa come duecento poliziotti, tutti in cerca di “prove” che dimostrino violazioni alla legge suddetta. Lai è sospettato di “collusione con forze straniere” – un’accusa pressoché standard, ormai, a Hong Kong -, la cui prova starebbe nei 25 scatoloni di documenti sequestrati dagli agenti. Raid di questo genere sono ormai routine: hanno toccato partiti, associazioni culturali, congregazioni religiose. Con “Apple Daily” però le autorità di Pechino hanno mirato alto. Il giornale – che non ha nulla da spartire con il quasi omonimo marchio americano – è sempre stato l’organo di stampa più vicino al movimento di protesta che, dal 2014 a oggi, a più riprese ha sfidato il regime. Un quotidiano di taglio molto popolare e aggressivo – in passato alcune sue inchieste hanno violato qualche confine deontologico -, ma anche piuttosto coraggioso nella determinazione a difendere la libertà di stampa e lo statuto speciale che dovrebbe garantire a Hong Kong autonomia amministrativa e giudiziaria.
Uno sforzo che in qualche misura è stato premiato. Oggi il giornale è arrivato in edicola con un solo grande titolo in prima pagina – “Apple Daily andrà avanti” -, e alle edicole si è presentato uno spettacolo straordinario, certamente in questi tempi in cui la carta stampata fatica a raggiungere il pubblico: lunghe file di persone tutte intenzionate ad assicurarsi una copia. Alla normale tiratura di 350mila copie, la Next Digital, società editrice del quotidiano, ne ha aggiunte altre 200mila: tutte andate esaurite. Subito attivi e diffusissimi in rete gli hashtag #WeSupportAppleDaily e #WeNeedAppleDaily.
Una bella vittoria per il quotidiano di Jimmy Lai, anche se non c’è da illudersi: Pechino ha tutte le carte in mano per chiudere senza sforzo la partita. Iniziative come questa, però, che potranno aver risonanza nel mondo (il blitz poliziesco è stato trasmesso in diretta da un “live feed” del giornale), non aiuteranno l’immagine di Pechino. Che continuerà senza dubbio a comprarsi a suon di bigliettoni il suo posto nel gotha delle nazioni mondiali, ma farà sempre più fatica a nascondere il suo vero volto.