ANGELO E DIAVOLO

di TONY DAMASCELLI – Se ne è andato anche El Diez. Triste, solitario y final, come scriveva Soriano.

Diego Armando Maradona ha concluso la sua esistenza con la malinconia dell’eroe solitario e solo, infermo, con una ferita tra quei riccioli ribelli, come sono stati l’alba e il tramonto dei suoi sessant’anni, vissuti senza mai un paracadute, sfidando con un dribbling l’avversario e assieme ogni minuto di speranza, sniffando droga e regalando paradisi alla folla che ama il football, Boca, Barcellona, Napoli i teatri della sua arte, i dipinti di questo Caravaggio che ha dato luce nel buio di un football spesso noioso e prevedibile, studiato e robotizzato.

Lui in verità mai aveva lasciato la strada polverosa di Villa Fiorito, Diego è rimasto un”cebollita” anche da adulto, ha giocato con il pallone come un bambino facendo godere i grandi, ha fatto il furbo, il trafficante di gol con la mano de Dios e il mago di colpi eccezionali, ha fumato sigari con Fidel, si è tatuato El Che, ha baciato Maduro, ha insultato Blatter, ha provocato il papa a vendere gli ori vaticani, ha urlato contro Bush l’odio sudamericano, si è battuto per le Malvinas, ha sparato ai giornalisti con un rifle da film western, è finito in clinica psichiatrica, ha rifiutato una Ferrari nera perché non aveva lo stereo di suo gradimento, si è spupazzato con i dollari degli emiri di Dubai, è andato a raccogliere un altro pugno di denari in Messico e ancora in Argentina, è stato accusato di avere picchiato l’ex moglie Claudia, ha tradito se stesso davanti ai suoi mille specchi, ubriacandosi, drogandosi, denudandosi, spacciandosi per un Diego che non era più Maradona e per un Maradona che non era più Diego, ha visto altri campioni professarsi fuoriclasse, ha pensato di essere eterno ma non ha voluto confessare la bugia di un bambino che non ha mai voluto diventare uomo.

Ha vinto ma non ha stravinto, il mondiale in Messico è stato il suo e di nessun altro, quello in Italia glielo hanno portato via, un’infermiera e una siringa lo hanno tradito in America. Nessuno gli ha insegnato il calcio, lui era arrivato con la sua astronave dal mondo degli eletti ai quali non è necessario e opportuno consegnare il libretto di istruzioni, sono loro a scriverle e distribuirle.

E’ stato coerente nelle sue contraddizioni, è stato angelo in campo e diavolo fuori, non ha giocato per il Napoli ma per Napoli, lo hanno idolatrato e mai aiutato, lo hanno trascinato verso l’inferno dopo che lui aveva regalato il paradiso. Non è finito il calcio. Si è conclusa una storia. Ma l’album delle figurine è improvvisamente vuoto.

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