di CRISTIANO GATTI – Niente da fare, spaiati anche stavolta. Preparato da una regìa internazionale d’alta scuola, con tutti gli apparati propagandistici impegnati per settimane a costruire l’evento, unico e vero Capodanno d’Europa, a poche ore dalla magica ora X il via ai vaccini finisce miseramente in farsetta.
Non siamo mezzi sordi o mezzi scemi: tutti avevano compreso che l’inizio della campagna epocale contro il Covid sarebbe scattata il 27 dicembre, per tutti i Paesi membri, in modo altamente simbolico. Un D-day, raccontato dallo story-telling continentale con dosaggi giganteschi di retorica e di passione, come un nuovo inizio di una nuova Europa, finalmente affratellata nella durissima prova contro l’epidemia, finalmente coesa e compatta nella causa più impegnativa e più romantica.
Così ce l’avevano venduta, così tutti l’avevano capita, così tutti la stavano aspettando. Difatti. E’ bastato che i primi furgoni arrivassero a destinazione perchè la poesia dell’Europa unita alla riscossa finisse come tutte le altre cause comuni, come tutti gli afflati sovranazionali, contro gli egoismi e i nazionalismi.
Nemmeno il tempo di avere in mano la prima dose e l’Ungheria parte subito. A poca distanza di spazio e di tempo, parte pure la Slovacchia. Mentre l’Europa illuminata e benpensante carica subito in canna la pallottola contro i soliti nazionalismi di Orban e della sua cricca, ecco una pronta smentita anche di questo luogo comune: pure la Germania europeista parte in anticipo, vaccinando una centenaria a favore di telecamere, con la Merkel a ciglio umido, facile com’è ultimamente ai cedimenti umani.
Ciao D-day, ciao partenza comune, ciao 27 dicembre data storica. E il patto, e l’impegno, e la parola data? Ancora una volta, ognuno per sè. Bando alle sceneggiate, fateci lavorare.
Se è dai dettagli che spesso si vede meglio la sostanza, è un nuovo trionfo – il più simbolico, il più mortificante – dell’Europa che conosciamo, l’Europa degli egoismi, quanto meno degli individualismi. Degli incapaci a fare anche una cosa sola tutti assieme, senza distinguo e ricatti, senza veti e condizioni. Non c’era bisogno di questa controprova, ma l’abbiamo avuta. Proprio una giornata penosa.
Patti chiari amicizia lunga, insegnano gli scettici e i diffidenti. Dispiace accorgerci che bene o male ci prendono quasi sempre. E dev’essere questo il motivo per cui in Europa nessuno è veramente amico di nessuno.