ANCHE SINNER HA IL SUO LATO OSCURO (POCO TRICOLORE)

Sono uno dei tanti milioni di italiani che ha seguito con grande partecipazione la finale vittoriosa di Sinner alle ATP Finals di Torino. Sono anche quello che non salta sul divano nel vederlo, ma sono ammaliato dal suo gioco implacabile e ingiocabile (come dicono spesso i suoi avversari), fatto di forza, precisione, concentrazione ed efficacia. Non a caso anche i commentatori parlano di lui come di un alieno sceso sulla terra, al momento non si vede chi possa insidiarlo. Si merita di essere il n.1 senza se e senza ma.

Molto soddisfatto del risultato, ascolto le sue interviste televisive a caldo e leggo più tardi le sue dichiarazioni sui giornali. In mezzo al tripudio di complimenti, purtroppo, sento una nuota stonata nelle sue parole, come un’unghiata sulla lavagna. Un suo virgolettato, “non c’è posto più bello per chiudere una stagione. Vittoria speciale, però il lavoro non finirà mai”, mi mette in allarme. Ma scusa, non deve andare a Malaga per tentare di vincere la seconda Coppa Davis di fila con i suoi compagni? Perché parla di stagione chiusa? Ovviamente, i vari giornalisti si affrettano a suggerirgli che forse ancora un piccolo impegno ce l’ha prima di chiudere l’anno e lui, certamente, ricorda con zelo a scoppio ritardato le partite con la nazionale, che sono una sorta di Country Finals in Spagna. Esattamente come a Torino, con la differenza che lì c’è di mezzo solo la bandiera, montepremi da oratorio, (possibile) gloria e di sicuro tanta fatica.

Il punto è solo questo per me. Lui è stupendo, però diciamolo: non gliene frega niente di competizioni senza punti ATP (e tralascio di proposito i soldi perché non mi sembra così veniale), interpreta al 100% il vero professionista del tennis. Le manifestazioni tipo Olimpiadi o Coppa Davis sono effetti collaterali nella sua agenda fitta di tornei. Ci può stare, ma qualcuno lo deve dire e nessuno si deve sentire offeso, lui rimane uno straordinario atleta che ci invidia il mondo, ma non facciamolo diventare santo in ogni occasione. E qui hanno una bella responsabilità i giornalisti, quando lo descrivono giocare con “ … il naso che cola, costretto a respirare a bocca aperta …”. Lo fanno sembrare un supereroe. Signori, un po’ di equilibrio, per favore. Così gli facciamo del male.

Poi Jannik ci farà vincere tutto e io esulterò, ma niente mi toglierà dalla testa che possono essere valide entrambe le considerazioni: lui è un raro fuoriclasse che ha delle chiare priorità in cui non rientrano le faccende tricolori. Siamo d’accordo?Pubblicità

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