Il Servizio civile agricolo è frutto di un protocollo d’intesa firmato dal ministro per lo Sport e i Giovani Abodi e il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste Lollobrigida, e prevede una prima sperimentazione per mille giovani dai 18 ai 28 anni, che riceveranno un rimborso di 507 euro al mese.
Secondo il ministro Lollobrigida, “Per la prima volta i giovani potranno servire la Patria con un’attività di valore agricolo. Sarà un anno a spese dello Stato, che vuole valorizzare questa attività…”.
A parte la retorica assolutamente evitabile, banale e controproducente, ed in attesa di chiarimenti e approfondimenti sull’argomento, va riconosciuto come quest’iniziativa possa contenere anche elementi di validità.
Purtroppo i giovani, anche per colpa di noi genitori, sconoscono il lavoro in campagna e l’importanza che questo ha in relazione alla produzione del cibo che si ritrovano quotidianamente e troppo scontatamente sulla tavola.
Come suole dire un mio maestro, tutto parte dal ‘’mancato riconoscimento sociale della figura del contadino’’, relegato da diverso tempo negli ultimi posti della scala sociale.
E i segnali di questa decadenza non sono certo mancati.
Se si pensa che in molte grandi città si fatica a formare le classi negli istituti tecnici agrari, nelle stesse scuole in cui trent’anni fa si presentavano sei sezioni complete. O che l’unico rigurgito di interesse da parte dei giovani per i temi del food è stato ottenuto grazie all’esagerata presenza di trasmissioni televisive dedicate alla cucina, Masterchef in primis, che hanno convinto parecchi giovani ad iscriversi comunque ad istituti alberghieri ed in misura minore alle Facoltà di Agraria.
Penso perciò che ogni tentativo di questa rotta sia auspicabile oltre che benvenuto.
Per dare la misura di cosa sta accadendo in altre zone del pianeta si può volgere lo sguardo verso gli Emirati Arabi, dove le istituzioni di quelle zone stanno pensando di realizzare una struttura, in pieno deserto, nella quale, per tre mesi, i giovani Emiratini dovranno imparare tutto ciò che concerne produzione, trasformazione e cucina del cibo.
La ritengono, a ragione, una questione molto importante, pena l’indebolimento caratteriale delle nuove generazioni che vivono sulle munifiche spalle dei genitori, ma che in queste condizioni non potranno assicurare un degno futuro al Paese.
Mutatis mutandi è quello che rischiamo, con molte meno risorse a disposizione, anche noi.
Certo, ‘’Porre fine a ogni forma di povertà nel mondo. Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile. Assicurare la salute e il benessere per tutti. Rendere le città e gli insediamenti umani sicuri, resilienti e sostenibili’’, più che obiettivi reali sembrano il titolo della tesi che uno studente ha intitolato “Brevi cenni sull’universo”.
Un po’ meno sarebbe già un gran successo.
Vuoi vedere che, forse per la legge dei grandi numeri, anche il ministro Lollobrigida, che continuiamo e reputare inadatto al ruolo, potrebbe averne imbroccata una.
Anche a sua insaputa.