ANACOLUTO ADANI, L’AUTOPROCLAMATO DIO DEL PALLONE (GONFIATO)

Riporto testualmente le parole di Adani Daniele da Correggio: “Voglio dire questa cosa qua: non credo che esista persona che analizza meglio di me il calcio”.

A parte il fallo di congiuntivo sul quale meglio è non infierire, anche perché voglio dire io questa cosa qua: la sfida a parità di sintassi è improponibile.

Adani è una via di mezzo tra Ungaretti e Pirandello, s’ìllumina d’ìmmenso ed è uno, nessuno, centomila, in euro. E’ diventato il numero uno degli opinionisti televisivi e radiofonici, si esibisce in Rai, dopo essere stato esonerato da Sky, anzi da quel cattivone di Federico Ferri capo del calcio dell’emittente, è stato appena ingaggiato da Helbiz live dove gestirà l’Adani corner, tipo il sito di Hyde Park, frequenta radio Dee Jay, è una delle quattro voci di Bobo Tv,insieme con Vieri, Cassano e Ventola.

Al di là della somiglianza con Conchita Wurst, l’artista austriaco drag queen vincitore di un Eurofestival della canzone, l’Adani crede davvero a quello che dice e ritengo dunque sia opportuna una riflessione sul suo stato dell’essere e dell’esistere.

Come calciatore calpestò diversi campi di gioco, indossando le magliette di Modena, Lazio, Brescia, Fiorentina, Inter, Ascoli, Empoli, Sammartinese e per cinque volte anche l’azzurro della nazionale. Ho usato apposta il verbo calpestare perché Adani Daniele, detto Lele, aveva piedi di marmo e si dimenava da difensore, non lasciando particolare traccia se non sul cosiddetto manto erboso.

Ha idee fantastiche e fantasiose del football, ama il calcio sudamericano, si eccita nella descrizione di un dribbling, la narrazione di uno schema è il suo kamasutra esclusivo, conosce tutte le posizioni anche se non era in possesso della prima, cioè saper giocare a pallone, ma questo è un dettaglio.

A Zeman non garbava, ad Allegri pure, anche Capello ammette difficoltà nel comprendere del tutto il Verbo di Correggio.

Presumo che la dimora di Adani sia piena di specchi ai quali il Daniele, detto Lele, si rivolge come la matrigna di Biancaneve, e come Marzullo si fa una domanda e si dà una risposta. Aggiungo che in qualche parte della stessa casa debba pur esserci una collezione di anacoluti che ogni tanto il titolare espone ai sodali.

In verità Adani Daniele da Correggio è l’espressione giusta di un momento storico in cui la comunicazione e il giornalismo, sportivo e no, hanno provveduto a trasferirsi da una nave di crociera ad una zattera. E, come profugo, Adani Daniele è un fuoriclasse assoluto.

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