Ma che si diano una calmata. Gli allenatori e gli arbitri, senza differenza. La “contizzazione” a bordo campo ha creato coribanti in preda al delirio, urlano, strepitano, insultano, dovrebbero essere i gestori, i badanti del gioco e del gruppo ma denunciano fragilità di carattere e protagonismo da telecamera. Non molto diverso il comportamento delle ex giacchette nere, come si usava scrivere e titolare per non ripetere il sostantivo arbitro. Oggi il nero è scomparso dalle giacchette ma sono scomparsi anche quegli arbitri lì, si segnalano fisici palestrati, zazzere improponibili, un ego spropositato, significano dalla fotografia di gruppo, come a scuola, prima del fischio d’inizio, per consegnarsi alla storia. Ieri era uno, al massimo tre, oggi sono pirandellianamente, uno, nessuno e centomila, supportati dalle tecnologie, perseverano negli errori e nelle omissioni, non c’è partita senza check, non c’è gol senza review, non c’è contatto senza controllo al video, una autopsia continua che nulla ha a che fare con lo spirito di questo gioco eterno. Intervengono, tra gli opinionisti, arbitri con pareri diversi, dunque la confusione regna sovrana ma non sovranista. Si replica.