ALLEGRI E LA JUVE, COPPA MANICOMIO

Gli sono girate. Non ne poteva più. Crisi isterica. Massimiliano Allegri. Stop. Due giornate di squalifica, euro cinquemila di multa. Stop.

Telegramma dal manicomio calcio, l’allenatore della Juventus ha perso la testa, oltre alla giacca, la cravatta, a tratti anche le braghe. E’ un uomo sconvolto, è un caso umano. Va capito, va aiutato. Cosa volete possano essere 7 milioni più premi per un allenatore circondato da parenti serpenti? I soldi non contano, semmai i bonifici, ma la sua vicenda professionale, l’epilogo da hooligan o casa di cura, fanno parte di una recita teatrale che vede moltissimi attori, ma da avanspettacolo.

Elkann si appalesa con l’espressione di chi ha comprato un Gratta e Vinci da 200 euro, gli altri dirigenti della Juventus si nascondono nel canneto, la squadra festeggia la Coppa Italia come un titolo mondiale. E’ la nuova Juventus sbattuta dovunque, derisa dai suoi stessi soci che remano contro, reduce da inchieste giudiziarie, orfana degli Agnelli e figlia di conigli, i gesti di Allegri sono la conseguenza del vuoto totale, di un gruppo acefalo, tenuto in piedi per affetto e tradizione, ma senza alcun ritorno contabile che possa rimediare alle topiche finanziarie della precedente gestione.

Allegri ha chiuso con tutto questo e lo ha fatto nel peggiore dei modi, sputtanandosi per scelta astuta, urlando da sguaiato. Ha smentito, per voce del suo avvocato, di aver insultato e minacciato il direttore di Tuttosport, “tivengoaprendere, tistaccoleorecchie,direttoredimerda”, l’alterco sarebbe stato reciproco, aggiungendo che qualunque altra versione è pretestuosa.

Siamo alla farsa da assemblea condominiale, roba da bar non da Var, prevedo confronto da Vespa, magari una puntata da Nuzzi a Quarto Grado. Comunque vivranno tutti felici e contenti. Anzi contanti.

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