Lo psicoanalista Luigi Zoja, tra i più accreditati al mondo e operante in Italia, Svizzera e Stati Uniti, dopo uno studio approfondito ha evidenziato in un volume come nell’Occidente sia in atto una preoccupante tendenza: la costante diminuzione dell’attività sessuale. Sembra che il dato sia incontrovertibile, frutto di ricerche autonome condotte in vari paesi con risultati simili e non mera ipotesi suggestiva, ma sicuro non è stato posto in risalto con la dovuta attenzione. Forse perché tuttora la sessualità è un tema scomodo. Anche il fenomeno della denatalità è parzialmente legato a questo cambiamento dei costumi.
Il fenomeno è apparentemente paradossale se si pensa che avviene nelle società occidentali, ove grazie alla rivoluzione sessuale sembrava ci fossimo affrancati da tabù e coercizioni. In pratica, si faceva più sesso ai tempi bacchettoni dei nostri nonni e anche l’età del primo rapporto sta crescendo tra i più giovani, nonostante la riduzione dei divieti e l’accesso a metodi contraccettivi. L’eclissi dell’eros può essere considerata una risposta ad un’apertura eccessiva alla libertà, che in fondo può spaventare.
Tra le cause più sicure vi è la grande diffusione della pornografia, che consente un soddisfacimento corporeo anche in assenza di relazioni effettive, proponendo pratiche poco realistiche e consumistiche. In pratica, siamo sempre più soli, apparentemente più autonomi e il soddisfacimento dei nostri bisogni avviene sempre meno attraverso la relazione con l’altro. Il desiderio sessuale trova forme di appagamento che non comportano l’incontro fisico ed affettivo con un partner.
Forse davvero è in atto una rivoluzione antropologica, di cui questo fenomeno è un aspetto, della cui portata non siamo consapevoli. La sessualità resta l’espressione di un’autenticità ed un modo di conoscersi profondamente, oltre che essere fonte di benessere. Difficile pensare che il suo calo non possa avere ripercussioni sul piano psichico.