AL TAR E AL VAR PREFERISCO IL BAR

Siamo di nuovo qui a rimenarcela con il Var e con il Tar. Cambiando la prima consonante non cambia il risultato, una chiavica totale, una farsa che accende animi giù surriscaldati. Il calcio non riesce a migliorare la propria educazione, osserva un minuto di silenzio, si inginocchia, prega e poi partono le bestemmie, si viene alle mani, i cori cantano insulti e il devi morire spunta un secondo dopo l’omaggio alle vittime.

Che sia uno sport di gentiluomini giocato da hooligans a differenza opposta del rugby è aforisma arcinoto, ma qui sono saltate tutte le marcature della logica e dell’intelligenza. Gran parte dei dibattiti televisivi di football si concentra sull’episodio arbitrale e non sulla qualità del prodotto tecnico ed agonistico, di cui si sono smarrite le tracce. L’introduzione delle tecnologie nulla ha cambiato rispetto al pioniere del “progiesso” Aldo Biscardi, si allestisce la baruffa tra fazioni di innocentisti e colpevolisti, il giornalista ha perso il punto di riferimento dell’imparzialità, si schiera, parteggia, spera di organizzare la ola tra lettori e telespettatori, è figura errante, poco cavaliere, tra una emittente e un’altra, recita la parte del dotto e del docente, insegue followers per essere da questi seguito, gli arbitri, già venduti e cornuti, diventano anche incapaci e bolliti, gli aggettivi storici di accompagnamento sono evitati per ovvi motivi di condivisione, il campionato procede senza sapere come andrà a fine, dunque la classifica finale sarà questa o quella desiderata dalle tricoteuses sotto la ghigliottina?

Intanto prepariamoci alle coppe europee, mi dicono che in quei siti dei tornei Uefa il calcio italiano abbia trovato il proprio riscatto. Attendo la conferma dal Var o dl Tar. Intanto preferisco il Bar.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *