AIUTO, HO PAPA’ E MAMMA IN BURN-OUT

La sindrome da burn-out è determinata da una situazione di stress cronico associato al contesto lavorativo. E’ correlata al tipo di professione, nei casi estremi può condurre a situazioni di grave disagio psichico. Pochi ricordano che, per essere inquadrata correttamente, deve prevedere una prima lunga fase di forte investimento con impegno nel lavoro, e solo successivamente, a causa di una disillusione spesso legata a problemi con i colleghi più che con gli utenti, porta a malessere, apatia e senso di esaurimento.

Ora, qual è il mestiere più difficile del mondo? La risposta, con una battuta, è fare (o essere) genitore. Ed ecco che, in tempo di Covid, è stato individuato anche un burn-out genitoriale. Si è osservato che genitori sottoposti ad una forte pressione sociale possono sentirsi logorati, stanchi, saturi nel rapporto con i propri figli, fino a diventare distaccati da essi e insicuri delle proprie capacità genitoriali. Il genitore esausto si limita agli aspetti funzionali dell’accudimento, senza coinvolgimento nella relazione con i figli. Nei casi più gravi sono descritti: desiderio di fuga, desiderio di abbandono e finanche violenza verso i figli.

L’esperienza di diventare genitore è incredibilmente positiva dando nuovo significato alla vita ma, al tempo stesso, è innegabile che questo ruolo comporti anche elevati livelli di stress e responsabilità. I figli sono certamente fonte di gioia ma anche di impegno costante, soprattutto nei primi anni. La società richiede che i bambini partecipino a sempre più attività, ma laddove è meno forte il sostegno delle famiglie d’origine, laddove entrambi i genitori lavorino o vi siano famiglie monogenitoriali, la fatica di essere genitore è tanta. Poi, la perdita di autorevolezza delle figure genitoriali fa sì che in certe situazioni già i bambini possono tendere a prevaricare sugli adulti.

Secondo alcuni ricercatori il burn-out genitoriale è diffuso tra il 2% e il 12% della popolazione europea, con il 18% di madri a rischio (Roskam, Raes e Mikolajczak 2017; Sánchez-Rodríguez, Callahan e Séjourné 2019). Tanto il fenomeno è preso sul serio all’estero, che in Germania, primo paese al mondo, i genitori “stressati” hanno diritto ad un ritiro di circa tre settimane (detto “Kur”), in una struttura adeguata per rimettersi in forma. La “Kur” deve essere prescritta da un medico, è pagata dallo Stato o dalle assicurazioni, il datore di lavoro è obbligato a riconoscere il periodo di malattia. Il ritiro può essere svolto presso una clinica o anche in monasteri, castelli, centri benessere. Si può scegliere di portare con sé i figli e pasti, pulizie e attività sono a carico della struttura. Se ne può far ricorso una sola volta in 4 anni e sembra che la misura sia efficace non solo a migliorare la condizione psicologica del genitore, ma anche per prevenire il malessere nei bambini.

Io, per non essere da meno e per buttarla in scherzo, propongo un’altra forma di burn-out e una Kur per allontanarsi da mariti e mogli troppo impegnativi, da fidanzati/e troppo esigenti e faticosi. Ma temo che tre settimane non siano sufficienti a sfuggire da partner molesti. Comunque, è da provare. A meno che, durante la Kur nella clinica dei single, non ti metti a cercare un nuovo partner. In questo caso, non c’è speranza…

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