AGOSTO APERTI, LA SCOPERTA DEL SECOLO

di GHERARDO MAGRI –  Della serie “niente sarà più come prima”, le ferie aziendali conquistano un posto in prima fila in questo periodo di difficile riavvio alla vita. Tra le varie misure prese nei lunghi mesi di lockdown, si è stati costretti a far prendere le ferie a tanti colleghi (spesso accumulate a numeri monstre, a tre cifre). Molto meglio una soluzione così della cassa integrazione. Però, è stato certamente strano: aprile, maggio e giugno non sono mesi classici per goderci il tempo libero. Perlopiù, la gente si è riposata o si è avventurata in gite fuori porta, al massimo ci si è concessi weekend lunghi in montagna o al lago. Dividiamo allora in due blocchi l’argomento.

Pre-covid. L’equivalente aziendale del consunto stereotipo italico nel mondo “spaghetti-pizza-mandolino” sono le ferie estive in agosto. I colleghi stranieri delle multinazionali non si danno pace nel vedere il Belpaese chiudere i battenti per un intero mese. Il fatturato di agosto è storicamente risibile e conta quasi niente, come se l’anno fosse fatto da undici mesi. Anche se, formalmente, la chiusura ufficiale in media riguarda le due settimane centrali, pure nella prima e nell’ultima la reperibilità è un grosso punto di domanda. Non si trova anima in giro. Negli uffici e nelle piazze. Antropologicamente, siamo un popolo che vuole passare le proprie risicate vacanze “insieme”, se non ci muoviamo in massa non siamo contenti. E’ probabile che tanto tempo fa qualcuno abbia cominciato a fare così e, oggi, non siamo ancora capaci di rompere questa sorta di incantesimo. Come se ci piacessero le migrazioni nelle giornate col bollino nero, le spiagge super affollate, i ristoranti strapieni, il chiasso di una compagnia anonima sempre alla ricerca del divertimento condiviso. Qualche volta ho provato a spiegarlo ai popoli nordici, ma non ho mai trovato ragioni veramente plausibili. Per chi lavora nelle multinazionali, diventa subito una colpa. Certo, perché loro sono abituati da mo’ a prendere le ferie “scaglionate” (termine ancora diffuso, ma desueto): soprattutto a luglio e a settembre. Così, subdolamente, nessuno li nota mai e sono pronti a beccare gli italiani a metà agosto, con meeting che diventano per noi improponibili. E dobbiamo chiedere anche sorry. Una vera iattura.

Post-covid. Adesso ci proviamo anche noi. Anche perché questo agosto 2020 sarà un mese molto più vivace degli altri anni in quanto a business, perciò siamo costretti a stare più aperti. forzatamente, come per lo smart working coatto a cui abbiamo dovuto per forza aderire massicciamente. Di colpo ci si è aperto un mondo. Davvero si può prendere ferie non in agosto? Si può andare al mare anche a fine giugno, sarà abbastanza caldo? Sicuro che qualcuno non ci dirà niente? Ma il collega quando va? Saranno già aperti i lidi? La prova costume così anticipata come sarà? E se andiamo a settembre, comincerà a piovere? Tra mille dubbi, ci muoviamo con cautela ma con coraggio crescente. Magari riusciamo ad apprezzare meglio la bellezza dei luoghi non devastata da masse vocianti e becere, si possono anche scoprire angoli inaspettati e godere il proprio tempo libero in modo più diluito, in più mesi. Fluido, come si dice oggi. Persino le nostre vituperate città, in cui viviamo e lavoriamo ogni giorno, anche nella canicola più torrida, ad agosto si svuotano e ci offrono il meglio di sé in esplorazioni inaspettate. Tutto sommato sarà una bella esperienza, lo vedo già dalle prime prove.

In più, in azienda, possiamo avere la grande soddisfazione di fissare noi delle riunioni con tedeschi, inglesi, francesi e nordici nei giorni tradizionalmente out. Tocca a noi. Perfidamente e in modo autoritario, occuperemo i loro spazi liberi nel calendario outlook, con sfoggio di agende dettagliate e inviti allargati. Magari dalle 13.00 alle 14.30, come sembra vada molto di moda oggi per ostentare efficienza e produttività. Saremo riposati, più rilassati e abbronzati, prontissimi a incalzarli. Ci giocheremo l’effetto sorpresa a nostro favore, in queste situazioni diamo sempre il meglio.

 

 

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