AGGHIACCIANTI IPOTESI SULLA LIBERTA’

di ALBERTO VITO (sociologo e psicologo) – Ma cos’è la libertà? Certo, citando Gaber, non è uno spazio libero e nemmeno il volo di un moscone: ma forse non è nemmeno partecipazione. E’ abbastanza evidente che non significa fare tutto quello che si vuole e il numero dei divieti che subiamo è esattamente la cifra della cultura in cui viviamo.

La libertà è un concetto fondante, ci sembra ciò che abbiamo di più importante, eppure tale termine è sempre più messo in crisi e ridotto all’angolo sia dalla filosofia che dalle scienze.

Ma siamo davvero liberi in qualcosa? Esercitare una volontà, poter scegliere tra alternative, possedere libero arbitrio è una realtà o solo un’illusione? Tra patrimonio genetico, condizionamenti culturali, inconscio freudiano, inconscio collettivo e processi neuronali al di fuori del nostro controllo, l’individuo è davvero libero o compie sempre scelte obbligate, dettate da condizionamenti che ignora e da leggi naturali a lui preesistenti?

Più si va avanti nella conoscenza scientifica e più sembrerebbe che gli spazi di movimento individuali siano davvero ridotti. Il noto esperimento di Libet degli anni ’80 mostra che il cervello determina cosa faremo alcune centinaia di millisecondi prima che ne siamo coscienti e, quindi, la precedenza temporale neuronale sulla consapevolezza sembra togliere valore alla nostra decisione cosciente. Insomma, il cervello pare che decida prima che noi lo sappiamo.

Ma la libertà è davvero un’illusione? Siamo davvero simili a delle macchine, per quanto complesse ed affascinanti? Ciascuno di noi, se avessimo identico patrimonio genetico, uguali esperienze familiari e sociali, imbevuti in un identico sistema di credenze culturali, giungerebbe sempre ad identiche conclusioni, ad esempio in campo politico ed economico? Le conseguenze di queste riflessioni sono drammatiche: se la libertà fosse un’illusione, perché difenderla? Se non sono libero, io, chi sono?

A chi è interessato a questo argomento consiglio la lettura de “Lo scandalo della libertà” del fisico e matematico Giuseppe Tratteur, tra l’altro curatore della collana scientifica dell’Adelphi, che da anni si interroga sulle basi fisiche e algoritmiche della coscienza e del libero arbitrio. Il libro contiene una ricca rassegna di studi anche se la risposta a questi affascinanti interrogativi, a mio modestissimo avviso, non è del tutto convincente.

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