Morricone è una delle pagine del Novecento più luminose del nostro Paese, un paese ricco di estro individuale e aggrappato al genio dei singoli per consolarsi di avvilenti miserie collettive. Ai suoi concerti non ho mai saputo trattenere le lacrime, senza i cd delle sue colonne sonore i miei viaggi sarebbero stati più aridi. Quante volte di notte ho accompagnato la lettura con le sue note, rimettendole da capo, e da capo, e da capo ancora. Ascoltare Morricone è stato inevitabile, soave, necessario. Come rendendo umani killer nella prateria o padrini spietati a New York, il Maestro ci faceva affacciare sulla parte buona del mondo, aprendoci gli occhi sul bello che sta nel fango se sei capace di trovarlo. Ci ha presi per mano portandoci lontano, portandoci con lui nei suoi spazi infiniti.
Ho pianto stamattina perché la colonna sonora della mia vita, come penso quella di moltissimi altri, l’ha scritta Ennio Morricone senza che avessi il pudore di potergliela commissionare. Conoscerlo per soli pochi minuti fu un’esplosione emotiva che mi obbligò a un solo gesto riverente, stringendogli la mano: giù la testa.
Serafini grazie di cuore per aver espresso con tanta umiltà e riconoscenza la stima che anche io sento per quel grandissimo e minuto uomo che ha saputo donare cosi tanta bellezza! Sono certa che le sue musiche ci abbiano raggiunte tutte partendo dalla sua nobilissima anima.