ABUSI VERI O FALSI, MA IL VELENO RESTA LETALE

di JOHNNY RONCALLI – “Può compromettere più o meno gravemente l’integrità e la funzionalità di un organismo vivente”, questo dice il vocabolario alla voce “Veleno”. A volte uccide, e può anche essere una fortuna, a volte si trasforma in “sentimento copertamente corrosivo e tormentoso”, anche questo lo dice il vocabolario, che non mente e sta sempre sopra le parti.

“Veleno” è il titolo di una serie di podcast, di un libro inchiesta e infine di una serie tv, Pablo Trincia è il giornalista che sta dietro tutto quanto.

“Veleno” parla di una storia lontana, ma non lontanissima, trent’anni, una storia che ancora corrode e tormenta chi l’ha vissuta e continua ad assaporarne gli strascichi acri, e una storia che continua a non avere una versione definitiva e in qualche modo pacificante.

Primi anni novanta del secolo scorso, nella bassa modenese cominciano a diffondersi sospetti di abusi sessuali che avrebbero luogo in ambito familiare. Uno, poi due, tre, effetto domino e i servizi sociali cominciano a indagare. Dagli abusi sessuali alle pratiche sataniste il passo è più breve di quanto si creda e l’effetto domino si trasforma in una valanga.

I bambini sono sottoposti a continui colloqui con psicologi, il risultato è devastante: bambini allontanati dalle famiglie, genitori incriminati, famiglie e vite spezzate per sempre, veleno che scorre implacabile a infettare tutto, ciò che è marcio e ciò che è integro, senza riguardo alcuno.

Pablo Trincia torna sul greto malsano dal quale quel veleno si è sparso e riporta alla luce dubbi e crepe di una storia impietosa.

Confessioni estorte ai bambini, assenza di prove, truculenti racconti senza riscontri, colloqui condotti con il famigerato metodo empatico, promosso dal dottor Claudio Foti, della società Hansel e Gretel, la stessa che ritroviamo in numerosi altri casi simili, fino all’ultima deflagrazione nota, quella di Bibbiano e degli affidi illegali che ben ricordiamo.

“Veleno” procede spedito in questa direzione, nel tentativo di smascherare un sistema accusatorio nei confronti delle famiglie, ma il veleno continua a scorrere e a non lasciare scampo, perché la verità, la definitiva verità ancora non c’è.

L’unica indiscutibile verità è il tragico scenario di vite spezzate e non ricomponibili. Ci sono i bambini, ora adulti, che ritrattano e accusano chi voleva che dicessero quelle cose, ci sono i bambini, ora adulti, che mantengono la versione di sempre, ci sono gli adulti, adulti già allora, che ancora piangono, ancora si arrabbiano e ancora sperano, anche per quelli che non ci sono più.

Non erano famiglie modello, certo non tutte, ma quei figli strappati così, da un giorno all’altro, senza certezza alcuna se non quei racconti dei bambini, quei racconti plagiati, come dicono molti di loro, innescano rabbia.

Una di loro, oggi, dice “io nei cimiteri di notte non ci andavo, non l’ho mai raccontato perché non è successo”. E del resto prove tangibili non sono mai state trovate. Bambina omertosa, veniva definita.

Eppure la verità non c’è, chi guarda, chi legge, chi ascolta si lascia trasportare verso una revisione della storia che porta redenzione a molte famiglie, una redenzione che la giustizia ha elargito in modo molto parziale. Rimangono dubbi, se si può provare a essere liberi e accogliere le versioni di tutti, cosa che non accadde all’epoca e sarebbe sano provare a evitare non accadesse ora.

La storia delle confessioni estorte ai bambini non lascia scampo, ma alcuni di loro continuano da adulti a confermare lo scempio, gli abusi e i satanismi, e se è vero che il veleno e i fantasmi malignamente impressi in tenera età mordono e morderanno fino alla fine, chi può serenamente ignorare le loro voci?

Tra le mani restano fili sparsi, esangui, vite prosciugate che dagli eventi di quegli anni non possono più fuggire, qualunque cosa sia successa.

Veleno implacabile, che corrode e tormenta, come ci dice il vocabolario, l’unica verità.

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