Il primo è un caso, diciamo così, di eccesso di autostima: i genitori di uno studente che, alla maturità, aveva preso “solo” cento centesimi, hanno chiesto di riconvocare la commissione, perché, a detta loro, il pargoletto meritava anche la lode. Magari è vero, ma ammetterete che la cosa fa un po’ ridere: soprattutto immaginando che la commissione sarà riconvocata e che il piccolo genio riceverà l’ambito riconoscimento, da esibire, in età avanzata, a figli e nipoti, si presume anch’essi piccoli geni. Sulla pletora di lodi, che ogni anno piovono sugli studenti meridionali ci sarebbe, poi, da aprire una parentesi gigantesca, e chissà che non ne parleremo, in un prossimo futuro. Fatto sta che, in questa terra felicitata da un numero impressionante di fenomeni, i genitori dello studente, frodato del meritato guiderdone, si devono essere detti: ecchè, siamo più fessi degli altri? Ennò che non sono fessi: i fessi sono i professori, che accettano di piegare la testa di fronte a qualsiasi ukaze e che sono, ormai, i servi della gleba di questo povero Paese, sottomessi agli uzzoli di politici, tecnici e altri mentecatti assortiti.
E, sottomessi per sottomessi, i poveri insegnanti devono anche sottostare alle direttive del TAR. Il TAR, onnipotente moloch della giustizia amministrativa locale, ha sentenziato che la bocciatura di una piccola studentessa non era da farsi: che avrebbe infranto la fiducia della poverella nei confronti della scuola, l’avrebbe separata dagli amati compagni e ne avrebbe leso l’autostima. Tutto bello e tutto vero. Solo che la studentessa non è una fanciulla in fiore, magari vittima della tempesta ormonale, sibbene una bambina di sette anni. Capito bene? Nella stessa parte d’Italia in cui si distribuiscono cento e lode come fossero confetti, si boccia in seconda elementare una bambina settenne e, per di più, neppure tanto in salute.
Qui si mescolano, dunque, varie questioni. La prima è quella dei pesi e delle misure: cosa avrà fatto mai questa fanciullina per meritarsi una bocciatura alle elementari? Consideriamo che, da noi, gli analfabeti prosperano e, anzi, talvolta indossano il laticlavio e fanno perfino i ministri. La seconda è quella dell’autonomia della scuola: è possibile che delle decisioni prese da un consiglio di classe o da una commissione d’esame possano venire impugnate di fronte ad un’autorità terza, quasi fossero sentenze tribunalizie? La terza è quella del buon senso, che mi pare mancare a tutti, nel mondo della scuola: manca ai genitori, assatanati e innamorati dei propri figli oltre il lecito. Manca a professori e dirigenti, pronti a lodare o a bocciare, in punta di regolamento, in una maniera che, dal di fuori, ci appare davvero poco sensata. Infine manca ai giudici del TAR, che discettano e sentenziano, appellandosi alla psicologia, alla sociologia e alla pedagogia, laddove ci basterebbe che conoscessero i quattro codici, ovvero il loro mestiere.
Mi consola il sapere che, tra qualche anno, genitori, professori e magistrati d’oggidì, così evidentemente manchevoli, saranno sostituiti da una nuova generazione, fatta quasi esclusivamente di diplomati con cento e lode. Intanto, la realtà, seduta sul suo trono, li aspetta. E sogghigna.