A SCUOLA DI DELIRIO

La Puglia è una regione bellissima: mare cristallino, cucina formidabile, gente accogliente. Insomma, la Puglia è una specie di spot pubblicitario dell’Italia che piace. L’unica cosa che in Puglia sembra essere del tutto fuori controllo è la scuola: due recentissimi episodi, assolutamente agli antipodi tra loro, lo confermano in maniera palmare. Oddio, non è che due casi possano rappresentare la situazione di un’intera comunità scolastica regionale, ma sta di fatto che questi due episodi, veramente particolari, hanno visto proprio la Puglia come palcoscenico.

Il primo è un caso, diciamo così, di eccesso di autostima: i genitori di uno studente che, alla maturità, aveva preso “solo” cento centesimi, hanno chiesto di riconvocare la commissione, perché, a detta loro, il pargoletto meritava anche la lode. Magari è vero, ma ammetterete che la cosa fa un po’ ridere: soprattutto immaginando che la commissione sarà riconvocata e che il piccolo genio riceverà l’ambito riconoscimento, da esibire, in età avanzata, a figli e nipoti, si presume anch’essi piccoli geni. Sulla pletora di lodi, che ogni anno piovono sugli studenti meridionali ci sarebbe, poi, da aprire una parentesi gigantesca, e chissà che non ne parleremo, in un prossimo futuro. Fatto sta che, in questa terra felicitata da un numero impressionante di fenomeni, i genitori dello studente, frodato del meritato guiderdone, si devono essere detti: ecchè, siamo più fessi degli altri? Ennò che non sono fessi: i fessi sono i professori, che accettano di piegare la testa di fronte a qualsiasi ukaze e che sono, ormai, i servi della gleba di questo povero Paese, sottomessi agli uzzoli di politici, tecnici e altri mentecatti assortiti.

E, sottomessi per sottomessi, i poveri insegnanti devono anche sottostare alle direttive del TAR. Il TAR, onnipotente moloch della giustizia amministrativa locale, ha sentenziato che la bocciatura di una piccola studentessa non era da farsi: che avrebbe infranto la fiducia della poverella nei confronti della scuola, l’avrebbe separata dagli amati compagni e ne avrebbe leso l’autostima. Tutto bello e tutto vero. Solo che la studentessa non è una fanciulla in fiore, magari vittima della tempesta ormonale, sibbene una bambina di sette anni. Capito bene? Nella stessa parte d’Italia in cui si distribuiscono cento e lode come fossero confetti, si boccia in seconda elementare una bambina settenne e, per di più, neppure tanto in salute.

Qui si mescolano, dunque, varie questioni. La prima è quella dei pesi e delle misure: cosa avrà fatto mai questa fanciullina per meritarsi una bocciatura alle elementari? Consideriamo che, da noi, gli analfabeti prosperano e, anzi, talvolta indossano il laticlavio e fanno perfino i ministri. La seconda è quella dell’autonomia della scuola: è possibile che delle decisioni prese da un consiglio di classe o da una commissione d’esame possano venire impugnate di fronte ad un’autorità terza, quasi fossero sentenze tribunalizie? La terza è quella del buon senso, che mi pare mancare a tutti, nel mondo della scuola: manca ai genitori, assatanati e innamorati dei propri figli oltre il lecito. Manca a professori e dirigenti, pronti a lodare o a bocciare, in punta di regolamento, in una maniera che, dal di fuori, ci appare davvero poco sensata. Infine manca ai giudici del TAR, che discettano e sentenziano, appellandosi alla psicologia, alla sociologia e alla pedagogia, laddove ci basterebbe che conoscessero i quattro codici, ovvero il loro mestiere.

Mi consola il sapere che, tra qualche anno, genitori, professori e magistrati d’oggidì, così evidentemente manchevoli, saranno sostituiti da una nuova generazione, fatta quasi esclusivamente di diplomati con cento e lode. Intanto, la realtà, seduta sul suo trono, li aspetta. E sogghigna.

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