A LEZIONE DA SAYED, MINISTRO FATTORINO

Cosa ci insegna la vicenda di Sayed Sadaat? Tante, tantissime cose, dipende dalla prospettiva che si sceglie. Ma comunque la si guardi, genera pensieri.

Un afghano che lavora come fattorino in Germania, dopo essere stato ministro delle comunicazioni per il governo Ghani, fino al 2018.

Un ex ministro del governo Ghani, che ora lavora come fattorino in Germania.

Un ex ministro del governo Ghani ridotto a fare il fattorino a Lipsia, in Germania.

Un ex ministro del governo Ghani, che di fronte alla corruzione politica che lo circonda decide di andarsene e sia quel che sia. Più o meno e così via, le commutazioni linguistiche sono tante, se non proprio infinite, e in virtù anche di quelle si generano pensieri e significati.

Il fatto in sé lo si può presentare in modi diversi, le parole possono questo e altro, possono offrire prospettive anche contraddittorie, in questo caso a me dicono innanzitutto che un ministro, un governante può, in una fase successiva della sua vita, fare altro. Anche il fattorino.

Difficile concepirlo, almeno a ovest di Kabul, mi rendo conto, la nostra civiltà è concepita come una gradinata, per avanzamenti di carriera, ogni altra direzione è considerata un fallimento.

Provo a immaginare Di Maio, Renzi, la Gelmini, un politico più o meno occasionalmente governante in altra veste, ma non ci riesco. In Italia poi, non solo la poltrona di ministro è cosparsa di vischio, lo è qualsiasi poltrona e per sloggiare non bastano certo sani principi, sana autocritica o insani intrallazzi.

Sayed Sadaat mi fa riflettere, mi fa pensare che l’unità di misura della vita non sia lo scalino, ma il panorama. A questo ho pensato: lui avrebbe anche desiderato un incarico in Inghilterra o in Germania che gli permettesse di mettere a frutto le sue competenze, i suoi studi, la sua esperienza, ma non è stato possibile. Fa altro ora, e non se ne duole, impara una lingua, esplora una terra, conosce persone, dice. Si gode il panorama, insomma.

E anche a un’altra cosa mi fa pensare Sayed Sadaat. Tutti noi siamo abituati a pensare che fare il governante, fare il politico sia una sorta di investitura trascendente, nel senso che abbiamo costruito una bellicosa barriera tra gli eletti e noi, bravissimi a criticare chi sta al governo di un popolo. Critica quasi sempre fondata purtroppo, ma come non esiste investitura divina per occupare la poltrona della carica politica, nemmeno esiste l’investitura per la critica negativa a prescindere.

Perché, con un certo disagio, mi chiedo: io mi lamento, sbraito, mi ribello al pensiero di corruzione e incompetenza, ma sempre io, così bravo e moralizzatore, ho mai mosso il sedere dalla mia di poltrona e provato a cimentarmi nell’ardua sfida di guidare un paese, fosse pure un borgo cadente?

Vedi un po’ quanti e quali pensieri può innescare un fattorino.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *