A LEZIONE DA MACRON: LO STATISTA DECIDE

di ARIO GERVASUTTI – Con quella puzzettina al naso tipica di chi vuol farti intendere che schifa tutto ciò che non è profumo francese, Emmanuel Macron è un perfetto antipatico. Però, chapeau. Non è questione di essere o meno d’accordo con la sua decisione di obbligare a vaccinarsi tutto il personale sanitario, e di imporre il pass sanitario per chi vuole entrare in bar, ristoranti, centri commerciali, aerei, treni, autobus, perfino ospedali: insomma, se vuoi vivere in mezzo agli altri, in Francia devi vaccinarti. Altrimenti resti chiuso in casa.

Non è questione – dicevo – di essere d’accordo o meno con queste misure drastiche; il punto è che il “perfetto antipatico”, rivolgendosi lunedì sera ai francesi per annunciarle, ha dimostrato che cos’è una leadership.

Per capire invece che cosa significa non averla, basta ascoltare e leggere le reazioni italiane all’annuncio di Macron. Un coro di “ma, però, forse”. Nessuno che abbia avuto il coraggio di dire che le mezze misure servono solo a prolungare l’agonia. Tutti a calcolare se schierandosi a favore o contro, il saldo dei consensi sarebbe stato positivo o negativo.

Macron se n’è bellamente fregato. E il risultato è stato duplice: da una parte i soliti dementi (sono ovunque, non è una prerogativa italiana o inglese) al grido ipocrita di “Liberté, liberté” hanno costretto la polizia a sparare lacrimogeni. Dall’altra, due milioni di francesi in 24 ore si sono prenotati per vaccinarsi. Il saldo, comunque, è positivo ed ha premiato ciò che deve fare un leader: ignorare i social, i clan, i maestri del pensiero, i sondaggi se questi vanno contro una strategia di più lungo periodo, se vanno contro quello che ritiene l’interesse generale, se non vellicano questa o quella lobby. Altrimenti, tanto vale eleggere Piepoli.

Che poi, non è vero che la gente vuole essere guidata da chi la asseconda. Prendete Giuseppi Conte: il punto più alto dei consensi l’ha raggiunto quando ha preso in mano la situazione e ha chiuso l’Italia, un anno e mezzo fa. Un provvedimento drastico, che ha scontentato tre quarti del Paese, ma che è stato accettato pur tra mille dubbi e mugugni, quando ancora non si sapeva bene che cosa stavamo per affrontare. Poi, quando ha cominciato a smussare, limare, traccheggiare, distinguere, favorire, penalizzare, semiaprire, semichiudere, democristianeggiare, ecco che Conte è crollato. Per accontentare tutti, ha scontentato tutti.

Macron no. Ritiene – a torto o a ragione (per me a ragione, ma ripeto non è questo il punto) – che se uno fa il medico non può non vaccinarsi. Se non vuole, cambi mestiere. I diritti individuali sono sempre subordinati a quelli collettivi: in questo caso, il diritto di impedire che questo virus continui a circolare e così consentire a tutti di ritornare a vivere in totale libertà.

Macron sbaglia? Può essere. Di sicuro non sbaglia a decidere. E per una volta, senza nemmeno quella puzzettina al naso.

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