A LEZIONE DA BERRETTINI

Nell’apnea prolungata e dolorosa dell’Italia pallonara fuori dai Mondiali, ci vengono in soccorso i tennisti azzurri della Coppa Davis. Sfortunatissimi, perché i nostri numero uno e due – Sinner e Berrettini – sono fuori uso per infortuni e sembra impossibile andare avanti. Invece, la cosiddetta squadra B composta dai giovani promettenti Musetti e Sonego, insieme al navigatissimo Fognini in coppia con l’esperto Bolelli, fanno il miracolo di battere gli spavaldi americani nei quarti di finale. Il coraggio e il bel gioco premiano il team. Poi, sotto il segno di un saturno contro, si fa male pure Bolelli e così non ci rimane che …precettare il bombardiere Matteo, che si stava comunque allenando per rientrare. Ci serve per la semifinale contro il Canada.

E’ proprio in questo momento che la storia si fa interessante e unica. Berrettini era già a Malaga da giorni, semplicemente da tifoso, soprattutto per sostenere i compagni di squadra in una fase così delicata. La sua presenza è stata di sicuro un grande sostegno per tutti, credo anche per il coach Volandri. E dov’è Sinner, invece? Non lo sappiamo di preciso, ma non è di certo nei paraggi. Nessuno dei due era obbligato a esserci, ma ci piace sottolineare il gesto da vero sportivo del romano, che non molla i compagni, mostra un vero attaccamento alla nazionale e fa un omaggio allo sport in generale. Fa squadra anche se non gioca. All’opposto, l’altoatesino Jannick decide di rimanere distaccato, concentrato sui propri obiettivi individuali. Come ha fatto alle ultime Olimpiadi giapponesi, rifiutandosi di andare perché incompatibili col suo programma di tornei. Un no che non è passato inosservato, il nostro Panattone nazionale l’ha criticato aspramente dicendo che lui “sarebbe andato a piedi” pur di partecipare ai giochi dei cinque cerchi. Opinione ampiamente condivisibile: è giusto rimarcare la differenza tra un campione sportivo e un modello da imitare.

A Malaga, in silenzio e senza clamori, Matteo Berrettini era là con i suoi compagni, come chiunque abbia praticato uno sport di squadra avrebbe fatto. Se la maledettissima iella di cui sopra non fosse ricomparsa, lui avrebbe continuato a vedere la partita dagli spalti e, magari, avremmo pure conquistato la finale e chissà…

Invece, è dovuto scendere in campo fuori forma e dopo un’assenza prolungata, a giocare un doppio “a freddo”, che è tutto un altro gioco rispetto al singolo. Il miracolo non si è ripetuto e il doppio decisivo con Fognini ha dovuto cedere ai canadesi. E la finale è così sfumata.

Fa niente. Ci siamo emozionati, abbiamo visto i nostri giovani battersi come leoni e ci inchiniamo alla bella lezione di Matteo. Grazie ragazzi. Di questi tempi, merce rara.

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