A KABUL LA RADIO E’ DONNA, INFATTI I TALEBANI LA SPAZZANO VIA

Radio, che bella parola. Viene dal latino radius, raggio, che è a sua volta una bella parola, simbolo della diffusione, della propagazione del calore, della luce, della voce, dell’informazione. Alla faccia del latino inutile e ammuffito, tanto per iniziare.

Per noi liberi edonisti occidentali, la radio è quella cosa che ci fa arrivare le canzonette, i notiziari, le amene o le seriose trasmissioni sull’apparecchio di casa, oppure in macchina, oppure ovunque, attraverso lo smartphone o qualsiasi altro ammennicolo digitale.

Altrove, a Kabul ad esempio, la radio può essere anche altro. A Kabul la radio può essere anche Begum, radio principessa, per continuare a dare senso e a giocare con le parole, nonostante tutto.

A Kabul, la capitale dell’Afghanistan, Radio Begum permette alle donne e alle ragazze di ascoltare e imparare, di istruirsi in un luogo dove l’istruzione per le donne non è ammessa dopo i 12 anni, perché i pavidi talebani sanno che le donne istruite sono pericolose.

Solo che a Kabul Radio Begum non potrà continuare a trasmettere. I talebani hanno chiuso l’emittente e arrestato due persone, il ministero dell’Informazione e della cultura del regime talebano ha deciso che la radio non può più trasmettere, con l’accusa di aver diffuso informazioni e contenuti presi da reti straniere, colpa delle colpe da quelle parti.

E da quelle parti, tutto quello che minaccia i  maschietti con le palandrane va soppresso e cancellato e con maggiore decisione se la minaccia proviene dalle donne, che magari indossano invece i pantaloni.
Come si può concepire una donna istruita, libera di pensare e di dire, libera di indossare la palandrana o i pantaloni, libera di leggere, di scrivere, di cantare, dipingere o suonare? Come si può concepire una donna che si permette di parlare a voce alta in pubblico? Non si può, e questo accade ogni giorno a Kabul e ovunque in Afghanistan. Disgraziatamente, neanche solo lì.

Radio Begum non tornerà a trasmettere, possiamo scommetterci, ma la radio ha mille vite, troverà altre strade e altri venti per diffondere le voci ribelli.

La radio non puoi legarla, la radio si propaga attraverso l’aria, e le voci libere e dissenzienti troveranno altre forme, altre rotte, ignote anche a quei poveri illusi dei talebani.

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