A CIASCUNO LA SUA GUERRA: KIEV HA I RUSSI, ROMA HA I KILLER DELLA NOTTE

Sto cercando di immedesimarmi in Luca, collega e amico, immaginando cosa possa passargli per la testa in queste ore. Ci provo, ma credo proprio sia impossibile. Non è umanamente immaginabile, neppure con la più sincera partecipazione, che cosa passi nella testa di un padre che ha appena perso un figlio di 18 anni, Francesco, falciato sul marciapiede da una incosciente di 24 anni che guidava mezza ubriaca e mezza drogata. O forse tutta.

Luca, il padre che non riesco proprio a immaginare in queste ore, è Luca Valdiserri, giornalista del “Corriere”, marito di un’altra giornalista del “Corriere”, Paola Di Caro. In un attimo, nella notte romana, sono persone diverse, con un futuro diverso, un cuore diverso.

A noi, amici e colleghi, come a tutti gli italiani minimamente sensibili, tornano i pensieri di tanti casi come questo, ultimamente sempre più folli e scandalosi. Certo morire sul marciapiede non succede solo a Roma, purtroppo, ma non possiamo negare che a Roma succeda più spesso. Certo può succedere a tutti di perdere il controllo dell’auto e investire qualcuno sul marciapiede, ma nessuno può negare che succeda più spesso ai nostri ragazzi, di notte, con l’alcol e le polveri che ballano tra le orecchie, al livello massimo della capienza.

Il dopo è più o meno sempre lo stesso. Pure stavolta. A questa ragazza che ha ammazzato il figlio di Luca e di Paola avevano già ritirato la patente tre anni fa, ma evidentemente senza grossi risultati. Dopo poco tempo, eccola di nuovo pronta in strada, e fuoristrada, nella notte dell’alcol e delle sostanze.

Dobbiamo ammetterlo: è la nuova notte italiana. Non da oggi. Nell’indifferenza generale, la nuova emergenza dell’alcol e delle droghe tra i giovani non interessa a nessuno. D’altra parte smuove affari colossali, incassi da leccarsi i baffi, e poi nel Paese del benaltrismo c’è chiaramente ben altro cui pensare.

E così, ci ritroviamo periodicamente a piangere morti assurde. Morti impensabili e impossibili, perchè morire a 18 anni falciati sul marciapiede non dovrebbe essere proprio possibile, tanto meno pensabile.

Come scrivono i saggi, la vita ha tante prospettive diverse. Stringendo il campo, dobbiamo riconoscere che di questi tempi ciascuno ha la sua guerra. Kiev ha i russi che bombardano, Roma ha gli sballati in giro allo stato brado, fuori controllo. Una sola diversità: Kiev non si rassegna, noi sì. E in questo sta la nostra colpa. Accettare come normale che le notti italiane siano diventate questo delirio sanguinoso.

Penso a Luca, l’amico papà, e sinceramente riesco solo a mandargli un abbraccio, se mai lo riceverà. Altro non riesco a immaginare. Questa storia è troppo. Almeno per me.

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