883, LA MINISERIE CHE SBANCA: TRIONFA L’ECCEZIONALITA’ DELLA NORMALITA’

Non sarà il Ponte Vecchio di Firenze e nemmeno quello di Bassano, ci si deve accontentare del Ponte coperto, che è altrettanto bello, molto bello. Non è né a Firenze né tantomeno a Bassano, ma a Pavia, che non sarà Bergamo o Parma, ma ha ugualmente il suo perché. È qui che viene raccolta, ricomposta, narrata, dipanata e proposta la storia degli 883, tradotta in una mini serie su Sky di otto puntate (per ora ne sono andate in onda quattro). È la storia di Massimo Pezzali detto Max e Mauro Repetto: “Hanno ucciso l’uomo ragno”. Con il suo milione e 300 mila spettatori è la serie più vista del momento e degli ultimi otto anni.

Chiaro, una serie a pagamento, perché se non hai Sky ciccia. Sulle reti generaliste c’è cronaca di guerra, alluvioni, terremoti, inondazioni e tornadi, sanità in disgregazione, una politica tossica rabbiosa e divisiva, poi, per rilassarsi un po’, quelle belle trasmissioncine su isole e dintorni, che narrano di ragazze e ragazzi che più che ragazzi e ragazze sembrano mostri, anche se ce li fanno passare come archetipi attuali di un’attualità folle e maligna: malata.

Fa dunque ancora più specie assistere increduli a questa serie sulla storia di due ragazzi normali che come due ragazzi qualunque sognano. Non hanno le sembianze di Fedez Emis Killa Lazza, ma di due componenti di Happy Days. C’è la leggerezza di quegli anni e la pesantezza del tempo che non passa, che scorre lento, quando vorrebbero che tutto fosse più immediato. Ma quel tempo è scandito ancora dai gettoni e da una mamma che ti grida nelle orecchie che ha bisogno del telefono. E poi c’è lei, la più bella della scuola che punta il più bello e il più bravo, ma poi si accorge anche di te, perché così male non sei, sei solo cementato e bloccato dalla timidezza.

Non c’è ribellione, non c’è lotta di potere, non ci sono slogan o ideologie, ma solo lo scorrere adolescenziale di una vita agli albori, fatta ancora di aurore e albe, di motorini e furgoncini da maltrattare. Sullo sfondo, e sembra lontanissima quanto il Texas, Milano. La metropoli, la capitale, la città dei balocchi e dei sogni, dove andranno a portare la loro traccia incisa su musicassetta a quel genio di nome Claudio Cecchetto, per poi finire in televisione al fianco di Jovanotti. C’è voglia di far casino, ma in un modo oratoriale.

Facciamo casino è il grido di lotta e di governo. È il trionfo della normalità, di quello che in quegli Anni Novanta la maggior parte dei ragazzi era e voleva essere, senza tante menate, e a chi era capace di mandarli a quel paese si limitavano a dire un semplice “Non me la menare”.

“Hanno ucciso l’Uomo Ragno”, la leggendaria semplicissima storia degli 883, non è la solita operazione nostalgia. È piuttosto il desiderio nemmeno tanto recondito e nascosto di abbassare i toni, i decibel, l’intensità di adrenalina che ci pervade il corpo e la mente. È una serie che prova a pacificare e a proiettarci nel passato facendoci però vedere il futuro: il Ponte coperto come strada d’iniziazione, una lunga striscia di asfalto protetta, accudita e manutenuta che ci porta dalla periferia al centro del mondo con quel furgoncino sgangherato di papà che non è macchina ma astronave.

Il sogno è quello di sempre, scappare verso qualcosa di nuovo, di nostro, verso un mondo appena abbozzato con una colonna sonora che non parla di bastardi e puttane, sgherri e ragazze da violentare, tagli e polveri, ma semplicemente da amare. Chiaro, è tutto molto banale. È di una banalità atroce: una storia di due sfigati che ce la faranno.

Intanto la realtà: guerra Russia-Ucraina. Guerra Israele-Hamas. Guerre guerre guerre e ancora guerre. Sospiro. Terremoti, alluvioni, esondazioni, tornadi, morte e distruzione. Sospiro. Tasse, multe e aumenti dei costi. Eolico sì,  nucleare no, geotermico, elettrico e idrogeno: forse. No Trump. No Harris. Sospiro. No bianchi. No neri. Fluidi o binari? Transgender. Sbarchi e imbarchi, case chiuse e case aperte, case svaligiate. Giustizia fai da te e piste ciclabili. Sospiro. A morte i ciclisti, a morte le auto e chi le guida. Occupazioni abusive, case svuotate…

Se hai il televisore, sempre che nel frattempo non te l’abbiano requisito o portato via, guarda “Hanno ucciso l’uomo ragno”, su Sky. Perché – se ti va bene – un attimo di pace, oggi, è solo a pagamento.Pubblicità

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