di JOHNNY RONCALLI – “In questa cosa almeno sono più bravi di altri”, mi fa notare la cara amica e collega Laura. Questa cosa consiste nel riuscire a rimanere a casa ed è un primato che volentieri riconosciamo a molte persone autistiche in questo periodo.
Ma anche Laura conviene che l’autismo è una saponetta scivolosa, quando credi di averla afferrata schizza in modo imprevedibile e in direzioni a prova di indovino.
Molte persone autistiche riescono senza patemi a restare in casa, in effetti. Proprio il fatto di non trovare quasi nessuno per strada potrebbe semmai essere una spinta per riversarsi nelle vie senza correre rischi e senza doversi misurare col mondo infido, con noi.
Il punto è che alcune, molte persone autistiche sono molto coraggiose e, a costo di rischiare collisioni e corto circuiti, amano uscire, camminare, correre – anche senza tutina hi-tech -, persino incontrarci. Rimanere a casa per loro non è facile. Che si comprenda il motivo oppure no, che loro comprendano il motivo della restrizione oppure no, dover rimanere a casa è faticoso, per abitudine o necessità che sia.
Non tutti poi hanno interessi che li assorbono per ore, in modo continuato, distaccati da ciò che accade intorno a loro, dentro e fuori le mura. Colmo dei colmi, T. ad esempio un interesse che lo assorbe per ore ce l’ha eccome. Purtroppo consiste nel prendere tram e autobus.
Statici o dinamici, anche loro sono tra i campioni di questi giorni. Per loro il mondo già era un caleidoscopio indecifrabile, un labirinto dal quale non vi è mai uscita, semmai qualche stazione di ristoro.
Ora le cose sono anche più complicate, chi vorrebbe uscire non può, o può in misura lillipuziana, chi vorrebbe restare in casa lo può ben fare, lo deve fare, ma tutti, nessuno escluso, si trovano a dover fare i conti con un sovvertimento dell’ordine acquisito, costruito mattoncino dopo mattoncino, dal primo giorno in cui hanno visto la luce su questa complicata palla rotante, con fatiche che noi non autistici neanche vagamente possiamo pensare di poter immaginare.
Regole, abitudini, ritmi, rituali subiscono, inevitabilmente e per tutti, variazioni che costituiscono per molti macigni pesantissimi. Le giornate sono lunghe, tutte da reinventare. All’improvviso tutti i giorni sono diventati sabato e domenica. Ripetuti fino a quando non si sa.
L’indeterminatezza estrema: giusto una delle amiche del cuore delle persone autistiche
Chi può immaginare le fatiche autistiche sono i papà, le mamme, i fratelli, le sorelle. Anche loro campioni veri di questi giorni, veri giocolieri ed equilibristi, sempre sull’orlo del baratro, sempre con gli occhi verso l’orizzonte, verso il futuro, comunque, anche se le lacrime trattenute offuscano quella linea che per lo più provano a immaginarsi, perché coperta di nubi e incertezze già in tempi normali, figuriamoci ora.
Quell’orizzonte invisibile, imprevedibile, che sono costretti a tener vivo con speranze, perché solidi appigli non ve ne sono in questa scalata che è la loro vita con l’autismo.
È così dal primo giorno, possiamo provare a muovere qualche piccolo sasso perché non sia così fino all’ultimo.
Il 2 aprile dovrebbe essere la Giornata mondiale per la consapevolezza dell’autismo.
Che lo sia, ci mancherebbe, ma virus o non virus, rimangono sempre gli altri anonimi 364 granelli a scorrere nelle loro clessidre.