100 ANNI DELLA TRECCANI, IL MADE IN ITALY DI CUI ESSERE DAVVERO ORGOGLIOSI

Avviso ai naviganti di wikipedia: lemmi e vocaboli, dati e approfondimenti attingono all’Enciclopedia Treccani. Questo per prendere le distanze da uno studio e/o lettura intramuscolare, rispetto al fascino e alla storia della più importante opera editoriale e culturale del nostro Paese, che oggi festeggia 100 anni.

Un secolo raccontato nei volumi di tronfia rilegatura, in antico era in pelle pieno fiore e fili dorati, 58 tomi, l’universo del sapere, prezzo da impresa non comune, per molti da affrontare con le famose comode rate.

Ero nell’androne di una banca di Torino, quel maledetto 12 dicembre del ‘69, quando a Milano un criminale posò la bomba alla banca dell’Agricoltura, la notizia ribalzò a Torino: insieme con due altri avventurieri universitari, avevo allestito un tavolino sul quale stavano in mostra i volumi della Treccani, l’offerta era interessante, se fossimo riusciti a vendere anche un solo volume sarebbe stato il colpo non della vita ma della serata in pizzeria. La strage di Piazza Fontana arrivò con la sua eco terribile, in secondi cinque smontammo l’arsenale, la fatica più pesante fu trasportare verso l’auto quei cinquantotto libri, con il timore di smarrirne uno o che qualche lestofante approfittasse del trambusto per sottrarne un paio.

La Treccani era un tesoro di denari e un forziere di sogni, sfogliando le leggerissime ed eleganti pagine provavi l’ebbrezza di sentirti, improvvisamente, un letterato pronto a tenere un’orazione sul dolce stil novo o sull’arte di Giotto.

Cento anni di storia, nati per scelta di Giovanni Gentile, già ministro della Pubblica istruzione, e per volere di Giovanni Treccani, bresciano di Montichiari, operaio emigrato in Germania in un’azienda di tessuti, quindi rientrato al paese con qualche marco in più, sempre nel mondo tessile, cotonifici e affini, ma con l’interesse ai libri divulgativi, all’insegnamento, e fu così che pensò, con la collaborazione decisiva dell’uomo di governo, ad una enciclopedia che raccogliesse la cultura, le nozioni di arte e di letteratura, le opere dell’umana scienza, chiamando a raccolta i meglio cervelli dell’epoca, da Enrico Fermi a Guglielmo Marconi, e compagnia insegnante.

Pagine cinquantacinquemila, illustrazioni trentaduemilacinquecento, scritte appunto in lettere per rendere ancora più forte l’impresa, che nel tempo ha occupato biblioteche e, per chi ha potuto realizzare il sogno, librerie di casa, ideale sfondo per fotografie, filmati, interviste, una specie di passaporto diplomatico per trasmettere l’infantile e furbastro messaggio: ”attenti che io so, guardate bene chi c’è alle mie spalle e come sono tutte in ordine alfabetico”.

Ho avuto la fortuna, grazie alle comode rate di cui sopra affrontate dai miei genitori, di portare a casa e conservare, come pietre preziose, i cinque volumi del Vocabolario della Lingua Italiana, edito per l’appunto dall’Istituto dell’Enciclopedia Treccani, la rilegatura è di minore raffinatezza, ma il colore grigio della tela di copertina e controcopertina, il bordo di tinta vinaccia, consegnano, ai pesantissimi libri, il tono unico, esclusivo, cinque corazzieri a vigilare l’invasione del digitale, senza il rischio di black out o improvvise cancellazioni e maledizioni sul freddo computer.

L’enciclopedia resiste, come l’atlante al gps, il mappamondo alla tivvù, il compasso all’intelligenza artificiale, arnesi antichi, con un fine e senza una fine. Dunque consulto, compulso, sfoglio, leggo, ricordo le note del malefico professore di italiano al liceo classico Cavour di Torino, rivedo i cognomi di Norberto Bobbio e Rita Levi Montalcini, Attilio e Arnaldo Momigliano, Bruno Zevi, Guglielmo Marconi ed Enrico Fermi, Nicola Zingarelli e Giovanni Gentile, museo italiano del sapere, raccolta orgogliosa della nostra cultura, opera che sa resistere fieramente a qualunque manifestazione ribelle e di contestazione, ad ogni tipo di imitazione, culla dove riposare la mente, via dai social, spenti i cellulari, ecco il sottile fruscio di una pagina, dopo aver umettato il polpastrello. Treccani è il nettare che fa ritornare giovani, alla scoperta della lingua madre e dello scibile che abbiamo smarrito.Pubblicità

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